TORONTO – Forse alcuni appassionati di sport saranno offesi dalle mie riflessioni sul dibattito in lingua inglese di giovedì. Avevano già deciso prima di acquistare il biglietto, proprio come gli “appassionati di hockey” che vanno in un’arena aspettandosi che gli incontri vengano interrotti solo di rado da sprazzi di abilità sui pattini.
Due “giocatori” non presenti fisicamente hanno dominato la scena – entrambi ex Primi Ministri: Stephen Harper e Justin Trudeau.
Harper – il PCC in sua vece – ha invaso le onde radio sostenendo di essere stato lui a risolvere la crisi finanziaria ed economica in Canada quando l’economia è crollata nel 2008. All’epoca aveva due dei candidati alla leadership che lavoravano per lui, Poilievre e Carney. Tra i due, preferiva Poilievre. L’altro primo ministro, Trudeau, era “presente” solo perché i candidati avevano descritto la sua amministrazione come una metafora di tutti i mali del Paese.
Poilievre ha ricordato al pubblico, dettaglio per dettaglio, cosa Trudeau avesse sbagliato e lo ha giustapposto alle sue altrettanto dettagliate misure correttive (un piano). Carney non è intervenuto in difesa di Trudeau, ammettendo che l’ex Primo Ministro era stato “sconfitto”, se n’era andato, e che la questione non era più rilevante. La conclusione era che il pubblico avrebbe dovuto “fidarsi di me, ora”.
Un ruvido Jagmeet Singh si è imposto nel ruolo di un combattivo sparring partner mandato sul ghiaccio a picchiare chiunque osasse impedire al cannoniere della squadra di raggiungere il suo obiettivo. “Aveva dimostrato il suo valore” tenendo l’amministrazione Trudeau in terapia intensiva.
Il contributo di Yves-François Blanchet è sembrato il più realistico: ricordare a tutte le parti che nulla accadrà senza il consenso e la cooperazione del Quebec – come previsto dalle autorità costituzionali – a prescindere dalla crisi, a prescindere dalla soluzione proposta. Non proprio quello che si vorrebbe sentire.
Da una prospettiva strategica, il dibattito ha evidenziato approcci interessanti da parte dei quattro schieramenti. Le persistenti incursioni del PCC sul campo, sondando con attacchi mirati e decisi, senza sortite avventate. I liberali si sono “tirati indietro”, sottolineando solo che il loro leader, e solo il loro leader, ha la competenza per portare il Paese oltre la tempesta. Il Bloc si è limitato a dire “questa non è la nostra battaglia”, non ci interessa chi vince, ma non fatevi confondere su quale sia la questione fondamentale: o ci lanciamo nella mischia con Canada e Quebec come partner alla pari, o siete spacciati.
Per qualche ragione nota solo a chi è abituato ad aprire la finestra e vedere pessimismo, l’NDP ha ritenuto produttivo scagliarsi contro tutti.
Sarebbe stato più interessante discutere di fatti e cifre piuttosto che di percezioni e insinuazioni.
Traduzione in Italiano – dall’originale in Inglese – a cura di Marzio Pelù
Nella foto in alto – da Twitter X – un momento del dibattito