TORONTO – Nuova settimana di passione sul fronte dazi. Con lo scontro Stati Uniti-Cina che contrappone le due maggiori economie mondiali e che in questo momento vede dazi doganali rispettivamente del 145 e del 125 per cento, il Canada continua il suo pressing su Washington per cercare una soluzione allo stallo degli ultimi giorni. Il problema per il governo di Ottawa è quello di adottare una precisa strategia a lunga scadenza, proprio perché l’attuale inquilino della Casa Bianca è del tutto imprevedibile. È una delicatissima partita a scacchi, quella che sta giocando il primo ministro Mark Carney, nella quale l’avversario decide di sacrificare la sua Regina per un pedone senza un reale vantaggio, e dove ogni mossa sembra andare per proprio conto, senza seguire un copione preciso, senza una strategia a medio o lungo raggio.
In ogni caso, l’onda lunga delle politiche protezionistiche avviate da Donald Trump già si sente, eccome, soprattutto nel settore auto. Oggi la Stellantis di Windsor riavvierà la produzione dopo due settimane di stop dovuto alla crisi innescata dai dazi reciproci, con l’avvertenza però che a breve termine potrebbero esserci altri contrattempi con potenziali conseguenze negative sul fronte occupazionale,
Allo stesso tempo la General Motors ha annunciato la cassa integrazione per 500 operai nella catena di montaggio di Ingersoll.
La compagnia, nello specifico, ha negato che la decisione sia direttamente legata ai dazi reciproci di Trump, ma secondo il sindacato – che ha attaccato duramente al GM – la crisi allo stabilimento in Ontario è direttamente legato alle politiche contro la auto elettriche avviate dal presidente americano.
Allo stesso tempo occhi puntati sui dati dell’inflazione, che saranno presentati questa settimana. Secondo le previsioni fatte dagli economisti, il costo della vita dovrebbe rimanere stabile al 2,6 per cento, stesso valore registrato a febbraio. Si tratta di una percentuale ancora troppo alta per gli obiettivi dichiarati di Bank of Canada, che vorrebbe mantenere l’inflazione attorno o al di sotto del 2 per cento.
Secondo gli analisti, comunque, i dati di marzo non saranno troppo influenzati dagli scossoni provocati dalla guerra commerciale; per vedere le conseguenze piene dovremmo aspettare il mese prossimo e in questo caso gli economisti hanno già messo in preventivo l’aumento del costo della vita sull’onda lunga dei rincari provocati dai dazi americani e soprattutto dai controdazi voluti dal governo canadese.
Senza dimenticare che a rendere ancora più intricata la situazione avremo un’altra settimana di campagna elettorale, che si sovrapporrà alle tensioni commerciali a Sud del confine.
In alto, il presidente americano Donald Trump (foto: Casa Bianca)