Cultura

Civita di Bagnoregio candidata
a Patrimonio dell’Umanità Unesco

TORONTO – Civita di Bagnoregio – soprannominata “la città che muore” – è un luogo magico, surreale, situato sulla sommità di una collina tufacea raggiungibile solo attraversando uno stretto ponte pedonale.

Questo borgo, dove vivono ormai poco più di dieci abitanti stabili, è il nuovo candidato alla prestigiosa e ambitissima lista dei Patrimoni dell’Umanità stilata dall’Unesco. Il Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, che è l’unico organismo che può ufficializzare una candidatura, ha infatti approvato come candidatura italiana da presentare all’esame del Comitato del Patrimonio Mondiale nel 2022 “Il paesaggio culturale di Civita di Bagnoregio”.

La candidatura di questo borgo ha suscitato interesse e curiosità in tutto il mondo. Oltre alla stampa italiana, articoli che descrivono l’insolito villaggio e accennano alla sua ricca storia sono apparsi anche sui principali giornali canadesi, come The Globe and Mail e National Post, solo per citarne alcuni.

“Quando le nuvole invernali sono basse, Civita sembra un castello galleggiante nell’aria. In una giornata limpida, la roccia su cui poggia sembra una fetta di torta a più strati” si legge ad esempio nell’articolo “Italy’s Dying Town si candida a Patrimonio dell’Umanità Unesco” apparso sul National Post il 6 aprile.

Come si legge sul sito della Commissione, “la candidatura rappresenta un esempio eccezionale di interazione umana con un ambiente ostile costantemente minacciato da forze naturali. Un sito in cui l’ingegnosità umana sfida un territorio che per secoli, e ancora oggi, è caratterizzato da fenomeni erosivi che ne hanno delineato l’iconicità e influenzato gli aspetti sociali, culturali, urbani e architettonici. L’eccezionale resilienza della comunità, che cerca di mitigare fenomeni irreversibili ininterrotti da secoli, contribuisce in modo sostanziale a rendere Civita di Bagnoregio un paesaggio culturale di straordinaria rilevanza”.

Secoli fa, la città era molto più grande e collegata all’area circostante e agli insediamenti, ma frane, terremoti ed erosione l’hanno ridotta drasticamente, ha detto a Reuters il geologo Luca Costantini. “Nel corso di tre millenni, l’erosione regressiva ha praticamente ridotto Civita a un nucleo, lasciando la piazza e alcune strade intorno”, ha detto Costantini.

La Civita che rimane oggi è in gran parte del periodo medievale e misura circa 150 metri per 90 metri, il che la rende più piccola di due campi da calcio. La piazza principale della città ha all’incirca le dimensioni di un campo da basket. “Il nostro motto è ‘resilienza’ perché Civita è stata fondata dagli Etruschi, è passata attraverso l’epoca romana e l’intero periodo medievale per arrivare ai giorni nostri”, ha detto Luca Profili, 32 anni, sindaco di Bagnoregio, di cui Civita fa parte. “Questo posto è così fragile”, ha detto.

Dal 2013 l’ingresso è a pagamento anche per contribuire alla salvaguardia del fragile paesaggio. Il portavoce del sindaco, Roberto Pomi, ha detto che l’Italia ha presentato una proposta per il sito del patrimonio a gennaio e si aspetta che l’UNESCO decida a giugno del prossimo anno.

Ma questo piccolo gioiello arroccato su una rupe friabile che iniziò a sprofondare alla fine del XVII secolo e subì un tracollo inesorabile già a partire da un terremoto nel 1695, ha tutte le carte in regola per poter entrare a far parte dei siti patrimonio mondiale.

Prima della pandemia Civita era un’attrazione per i turisti che viaggiavano tra Roma e Firenze. Ora bisognerà vedere se questo borgo, unico nel suo genere, riuscirà a convincere gli esperti Unesco.

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