TORONTO – Non si placa la bufera scatenata dalla vicenda Hunka. Non sono bastate le scuse – alle quali hanno fatto seguito le dimissioni – dello Speaker della Camera Anthony Rota e neppure quelle del primo ministro Justin Trudeau. Sono sul piede di guerra i gruppi ebraici dopo il tributo del Parlamento a Yaroslav Hunka che ha combattuto nella 14ª Waffen Grenadier Division delle SS, un’unità nazista volontaria composta principalmente da ucraini.
“Occorre fare di più”, dicono all’unisono. Un di più che vuol dire “declassificare gran parte delle informazioni ’segrete’ contenute nel Deschenes Report”.
Sono rapporti, questi completati dopo la Seconda guerra mondiale, che contengono informazioni sui nazisti che arrivarono in Canada dopo la fine del conflitto. I nomi, tuttavia, sono tutti oscurati, così come qualsiasi informazione su come a quelle persone sia stato permesso di giungere nel Paese.
L’ex deputato liberale e attuale ceo del Simon Wiesenthal Center for Holocaust Studies, Michael Levitt, ha dichiarato a The West Block di aver sostenuto la declassificazione del rapporto Deschenes, ma di vergognarsi del fatto che il governo per cui ha prestato servizio, non abbia desecretato i documenti.
Anche se i numeri specifici non sono noti, Levitt ha affermato che circa 2.000 persone che hanno combattuto per le Waffen SS e la Galicia Division – nella quale prestò servizio il veterano onorato dal Parlamento Yaroslav Hunka – arrivarono in Canada dopo la guerra. “Non possiamo andare avanti e imparare le lezioni del passato se non conosciamo il passato – ha detto Michael Mostyn, ceo di B’Nai Brith – ovviamente, i nostri registri governativi sono ancora segreti. E questa è una parte importante del problema”.
Mostyn ha detto di aver ricevuto nei giorni successivi al tributo a Hunka una telefonata da una donna che diceva di essere sopravvissuta alle atrocità commesse da quell’unità.
“Mi ha detto che questo era il momento giusto. Non fermatevi. Andate avanti. Aprite i documenti e raccontate ai canadesi cosa è realmente accaduto – ha detto Mostyn – come abbiamo fatto entrare i nazisti in questo Paese? Non lasceremo cadere nel dimenticatoio questo scandalo finché non si farà chiarezza”.
Mercoledì il ministro dell’Immigrazione Marc Miller ha detto ai giornalisti che la riapertura del rapporto Deschenes è qualcosa che potrebbe valere la pena prendere in considerazione ed ha fatto notare che a volte era più facile per i nazisti entrare in Canada che per gli ebrei.
Mostyn ha affermato che B’Nai Brith ha presentato diverse richieste di accesso alle informazioni nel tentativo di ottenere maggiori ragguagli sui contenuti del Deschenes Report, ma senza successo. L’imbarazzo, dice, potrebbe essere la ragione per cui i governi che si sono succeduti non hanno mosso un dito.
“Se dovessi fare una ipotesi direi semplicemente che c’è molto imbarazzo da parte dei governi ma anche da parte di altre istituzioni come l’RCMP, su come siamo stati così indifferenti di fronte ai perpetratori nazisti che sono arrivati in questo Paese e non ci sono stati né procedimenti giudiziari né deportazioni”, ha detto.
Quel che è certo al momento è che sul piano internazionale il Canada dalla vicenda Hunka ne esce con le ossa rotte. Il buco nell’acqua fatto dalle varie agenzie preposte al controllo di coloro che entrano alla Camera ha fatto fare al Canada una figuraccia, è il caso di dirlo, a livello mondiale.
Intanto il ministro dell’Istruzione polacco ha chiesto all’Institute for Remembrance del Paese di esaminare l’operato di Hunka per vedere se ci sono gli estremi per la sua estradizione