TORONTO – I numeri ufficiali parlano di 4,6 milioni di contagi in Canada nell’arco della pandemia: quelli ufficiosi, invece, dipingono un altro scenario. Quanto è stata profonda la penetrazione del Covid-19 a partire dal marzo del 2020 nel nostro Paese? Esistono strumenti per avere una cifra certa? La risposta all’ultimo quesito è abbastanza facile: no, gli esperti sono concordi nel dire che non sapremo mai quante persone sono state contagiate dal Covid-19.
La stima, approssimativa e da prendere con le molle, usata dai virologi più autorevoli è che oltre il 70 cento della popolazione è entrata in contatto con il virus, in almeno una delle sue varianti. L’impossibilità di stabilire cifre certe risiede nel fatto che a partire dal marzo del 2022 tutte le province hanno in sostanza alzato le braccia e hanno smesso di contare con precisione il numero di contagiati. Mentre nei primi due anni della pandemia abbiamo avuto aggiornamenti quotidiani sul numero delle persone infettate – e con esso i ricoveri in ospedale, quelli in terapia intensiva e quello dei decessi – dalla scorsa primavera per via della diffusione di Omicron le varie province hanno rinunciato al conto degli infettati, con la diffusione del tampone fai da te e con l’autoisolamento sostanzialmente non controllato.
Ecco quindi che i numeri di Health Canada devono essere presi con le molle: sono dati preziosi, che indicano delle tendenze, ma non sono valori assoluti.
Secondo il ministero della Sanità nel primo anno di pandemia sono stati contagiati circa 580mila canadesi, un numero triplicato nel secondo anno – 1,6 milioni di infettati nel 2021 – e aumentato ancora nel 2022, con 2,3 milioni di casi.
Nel primo anno di pandemia è stato il Quebec la provincia con il maggior numero di infezioni – oltre 200mila – seguito dall’Ontario con 182mila e l’Alberta.
Nel proseguo della pandemia la maglia nera è passata all’Ontario, che detiene il primato di casi sia nel 2021 che nel 2022.
Come spiegare l’aumento di casi con il passare del tempo? Nel 2020 il contagio è stato fortemente limitato dall’attivazione di lockdown e misure di contenimento più stringenti, che hanno portato alla parziale apertura dell’economia nel 2021 grazie anche alla diffusione dei vaccini. Il discorso cambia completamente nel 2022, grazie alla variante Omicron e alle sue sottovarianti, più contagiose rispetto al ceppo originario ma meno letali, un dato questo confermato dal calo proporzionale dei decessi nonostante l’aumento esponenziale dei casi.
Una tendenza questa che sembra essere confermata anche in questi primi mesi del 2023.
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