TORONTO – Il tristemente famoso caso di cronaca fatto di stupri, sevizie e omicidi per mano della coppia diabolica Paul Bernardo-Karla Homolta sembrava essere ormai archiviato con le condanne all’ergastolo e a 12 anni di prigione. Il trasferimento di Bernardo dal carcere di massima sicurezza Millhaven a quello di media sicurezza La Macaza, ha riportato però alla ribalta questa brutta pagina di cronaca nera. Il killer sta scontando l’ergastolo per il rapimento, gli
abusi sessuali e gli omicidi della quindicenne Kristen French, della quattordicenne Leslie Mahaffy e di Tammy Homolka e per almeno 14 stupri avvenuti all’inizio degli anni ’90.
La sorpresa e il disdegno del ministro della Pubblica Sicurezza Marco Mendicino all’indomani del trasferimento ha sollevato diverse domande. Per non dire dell’ufficio del primo ministro Trudeau che afferma di aver appreso la notizia il giorno in cui è avvenuto, un giorno prima quindi del ministro Mendicino.
Alison Murphy, portavoce di Trudeau, ha detto che un membro dello staff dell’ufficio del primo ministro è stato avvertito dal Privy Council Office a marzo che il trasferimento di Bernardo era una possibilità, e “le domande e le richieste di informazioni sono state immediatamente presentate all’ufficio del ministro della Pubblica Sicurezza”.
Non una parola è stata spesa però per spiegare perché Trudeau sia stato informato del trasferimento solo il 29 maggio. “Ora sappiamo perché Justin Trudeau non licenzierà il suo ministro incompetente: lo stesso ufficio di Justin Trudeau è stato allertato a marzo che Paul Bernardo, uno dei mostri più vili della storia canadese, sarebbe stato trasferito in una prigionedi media sicurezza per godere di maggiore libertà e comfort – ha twittato il leader conservatore dell’opposizione Pierre Poilievre – invece di agire, il primo ministro non ha fatto nulla e ha lasciato tutto nelle mani del suo ministro più inutile. Questo è un fallimento dei vertici della leadership”.
L’ufficio di Mendicino è stato informato dal Correctional Service of Canada (CSC) via e-mail, prima il 2 marzo e poi il 25 maggio ma il ministro lo ha saputo dopo circa tre mesi. Qualcosa non torna. In sostanza o Mendicino mente oppure il suo staff è incompetente. La polemica e la necessità di avere risposte chiare non si è fatta attendere. I conservatori capeggiati da Pierre Poilievre hanno chiesto a gran voce le dimissioni del ministro della Pubblica Sicurezza per il modo con cui il suo ufficio ha gestito la questione. Mendicino, durante il Question Period di mercoledì, ha affermato che sono state prese “misure correttive” per evitare che una situazione simile si ripeta ma le dimissioni non sono da mettere in conto. “C’è stato un errore all’interno del mio ufficio – ha detto riferendosi alla mancata comunicazione – ho anche fatto presente al mio staff che avrei dovuto essere informato immediatamente, sono state prese misure correttive,
me ne sono occupato e ora difenderemo sempre i diritti delle vittime”.
Ma nonostante abbia riconosciuto il madornale errore del suo staff, Mendicino continua ad essere nel mirino del leader conservatore. Il ministro ha raccontato “bugie” ai canadesi, ha detto Poilievre, perché il suo ufficio lo sapeva con quasi tre mesi di anticipo e lui lo sapeva già da giorni. “Perché il personale non è stato licenziato?” Per il leader conservatore le opzioni sono due: Mendicino si dimette o Trudeau lo ‘licenzia’. Poilievre ha anche detto che Mendicino ha il potere di annullare il trasferimento di Bernardo attraverso una direttiva ministeriale.
Molto più pacati sono invece i toni del leader dell’NDP Jagmeet Singh secondo cui licenziare Mendicino “non è la risposta giusta” e che quanto accaduto “è un esempio dell’incompetenza del governo liberale quando si tratta di condividere informazioni”.
È attualmente in corso una revisione della decisione del CSC di trasferire Bernardo, che si dice non rappresenti una minaccia la pubblica incolumità. Il portavoce Kevin Antonucci ha detto di aspettarsi che il riesame sia completata “entro poche settimane”.
Nella foto in alto, un fermo immagine del ministro Marco Mendicino