TORONTO – A Ottawa si riparte esattamente come era finita la scorsa legislatura: accuse, polemiche, veleni. Il clima di bon ton istituzionale è durato pochissimo, tempo di eleggere il nuovo Speaker della Camera – con la riconferma dell’italocanadese Anthony Rota – e di ascoltare lo storico Discorso dal Trono della governatrice generale Mary Simon – il primo in inglese, francese e nella lingua Inuit – e nel parlamento canadese si è tornati alle vecchie buone maniere.
Ieri mattina Erin O’Toole ha attaccato duramente Justin Trudeau. “Il primo ministro – ha detto il leader del Partito Conservatore – non si interessa dell’aumento del costo della vita, un tema che ha volutamente lasciato fuori dal suo Discorso dal Trono.
I budget delle famiglie sono ormai ai minimi termini. I canadesi non possono più comprare i loro appartamenti, non possono più permettersi di vivere nel loro quartiere. E qual è la risposta di Justin Trudeau? Invece di preoccuparsi dei canadesi, il primo ministro pensa ai propri interessi e non ai vostri”. Lo stesso O’Toole martedì ha confermato che i conservatori non voteranno la fiducia al governo sul Discorso dal Trono, con l’Ndp ancora indeciso ma orientato a seguirli e con il Bloc Quebecois che invece, in questo frangente, permetterà all’esecutivo liberale di sopravvivere.
“Altri Paesi – ha poi proseguito il leader conservatore – stanno lanciando piani ambiziosi per sviluppare l’innovazione, abbassare le tasse, ridurre la burocrazia per permettere alle proprie economie di marciare a pieno regime, e noi dal nostro primo ministro non vediamo nulla. Ci sono voluti due mesi per farci tornare al lavoro dopo queste elezioni non necessarie indette durante la pandemia”.
La risposta del leader liberale non si è fatta attendere. “Il nostro governo – ha dichiarato Trudeau – in questo momento è focalizzato sull’economia e sul fronte del costo della vita, insieme ai cambiamenti climatici e alla riconciliazione. Tutti temi, questi, sul quale dovrebbe essere focalizzato anche O’Toole. Invece lui è impegnato nel garantire le esenzioni (dall’obbligo di vaccinazione, ndr) per i suoi parlamentari, cosa che non ha davvero senso”.
Il primo ministro mette quindi ancora una volta il dito nella piaga in una vicenda che ha davvero del paradossale e che è destinata a minare la stabilità della leadership di O’Toole all’interno del proprio partito nel caso in cui non venisse risolta in fretta.
Il leader tory, infatti, ha confermato che un non meglio precisato numero di deputati conservatori non si è vaccinato – come invece impone il nuovo regolamento della House of Commons – ma che è in possesso di una valida esenzione medica. Una posizione questa che è stata duramente contestata dai liberali per due motivi. Il primo è che da un punto di vista statistico su 100mila persone l’esenzione medica nella popolazione riguarda da 3 a 5 individui e, bisogna ricordare, che i deputati conservatori sono 119: la statistica ci dice non dovrebbero esserci esenzioni. Oltre a questo, O’Toole è stato attaccato anche nel merito: la sua difesa si aggrappa sul diritto alla privacy dei singoli deputati rispetto alla loro condizione medica: ma la richiesta fatta dai liberali e dagli altri partiti di opposizione riguardava solamente il numero dei deputati non vaccinati e non la loro identità.
Insomma, O’Toole si è infilato in vicolo cieco, in questo tentativo fatto dai conservatori a più riprese di andare a cercare consenso nella variegata galassia no vax canadese, un’operazione questa miseramente naufragata alle scorse elezioni per via della presenza di Maxime Bernier, unico politico apertamente no vax.
Nel frattempo il governo ha confermato che nei prossimi giorni verranno depositati alla House of Commons tutti i provvedimenti promessi durante la campagna elettorale e per alcuni di questi verrà garantita una corsia preferenziale per arrivare a un’approvazione in tempi brevi. In particolare, le misure attivate per aiutare le famiglie, le imprese e i lavoratori canadesi in questa quarta ondata della pandemia. Resta il nodo relativo al bisogno del sostegno di almeno un altro partito per la definitiva approvazione di questi progetti di legge.
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