Canada

Occhi puntati sull’inflazione
in attesa del nuovo
ritocco dei tassi

TORONTO – Occhi puntati sull’andamento dell’inflazione in Canada per meglio capire quali saranno le prossime mosse di Bnak of Canada sul fronte tassi. Domani Statistics Canada presenterà i dati relativi all’aumento del costo della vita a maggio, dopo che ad aprile si era registrato un lieve aumento rispetto al mese precedente: si era passati dal 4,3 al 4,4 per cento. I dati preliminari, insieme alle previsioni fatte da numerosi analisti, parlano di un calo del costo della vita, o meglio di un rallentamento significativo della sua corsa che potrebbe anche essere dell’1 per cento.

È comunque probabile che dopo più di un anno si scenda sotto quota 4 per cento, la metà rispetto al picco toccato nell’estate del 2022, quando l’inflazione arrivò a quota 8,1 per cento. A questo punto l’attenzione si sposterà di nuovo su Bank of Canada, attesa per il prossimo 12 luglio a prendere una decisione sulla sua politica monetaria e in particolare sui tassi d’interesse.

A giugno la Banca Centrale, dopo una pausa di qualche mese, ha deciso di riprendere la strategia del rialzo del tasso di sconto con l’obiettivo dichiarato di riportare sotto controllo la corsa dell’inflazione: ora i tassi d’interesse sono al 4,75 per cento, il livello più alto dal 2001.

Tra gli economisti l’opinione prevalente è che il governatore generale Tiff Macklem apporterà questa estate un ulteriore rialzo del tasso di sconto: il dubbio semmai è se la correzione avverrà a luglio o ad agosto.

Quando Bank of Canada inaugurò la sua politica di rialzo dei tassi nel marzo del 2022 il governatore generale dichiarò che l’obiettivo principale di Bank of Canada era quello di riportare l’inflazione sotto controllo, quindi al di sotto del 2 per cento.

Con otto rialzi consecutivi di un quarto di punto si è riusciti ad invertire la tendenza, ora si tratta di fare questo ultimo passo. Che, va sottolineato, non è affatto indolore, perché ogni incremento del tasso di sconto porta con sé delle conseguenze tangibili per il portafoglio dei consumatori. A pagare lo scotto più alto sarà chi ha un mutuo a tasso variabile o altre forme di prestito creditizio come le linee di credito, che faranno un balzo verso l’alto significativo. Allo stesso modo chi dovrà attivare un mutuo a tasso fisso si troverà gli interessi molto più alti. Insomma, si rischia di tornare a quella situazione a “tenaglia” dove i risparmiatori devono fare i conti con il costo della vita ancora molto alto e con maggiori spese fisse legate alla casa.

Anche perché l’inflazione si fa più sentire in determinati frangenti, come ad esempio quello dei prodotti alimentari e dei beni che compongono il cosiddetto carrello della spesa. Ad aprile, ad esempio, di fronte a un’inflazione complessiva del 4,4 per cento, i beni alimentari erano aumentati su base annua del 9,7 per cento.

Un segnale incoraggiante arriva invece dai prodotti energetici e in particolare dal costo medio della benzina, sceso del 36 per cento su base annua.

Un altro fattore che dovrà essere considerato dalla Banca Centrale è quello relativo al tasso di disoccupazione, nei mesi scorsi valutato troppo basso per mantenere in equilibrio l’intero ciclo produttivo e con esso la crescita della nostra economia.

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