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Il Cav, innovatore che ha rivoluzionato
l’imprenditoria, la politica e il calcio

TORONTO – Amato e odiato, rispettato e disprezzato, idolatrato e sbeffeggiato. Silvio Berlusconi non è stato un uomo buono per tutte le stagioni. Il Cav sin dal suo ingresso nella vita pubblica del Paese – e forse anche prima con la sua irresistibile ascesa a livello imprenditoriale – è stato un uomo fortemente divisivo, un personaggio che ha suscitato in una parte degli italiani un attaccamento viscerale, un affetto totalizzante e che, allo stesso tempo, ha provocato un’opposizione assoluta, senza se e senza ma, in un’altra fetta della popolazione.

Berlusconi è stato un rivoluzionario, anche se la parola probabilmente non gli sarebbe piaciuta: rivoluzionario nel senso di un uomo che ha rappresentato un punto di rottura con il passato. Lo è stato quando ha creato il suo impero televisivo nei primissimi anni Ottanta, andando a spezzare il monopolio televisivo della Rai, la tv pubblica italiana. Lo è stato quando è sceso in campo in politica, nel 1994 quando Tangentopoli aveva spazzato via un solo colpo la classe dirigente e i partiti che avevano retto le sorti del Paese per quasi mezzo secolo. Lo è stato nel calcio, quando comprò il Milan e lo diede in mano a uno sconosciuto allenatore emergente, tale Arrigo Sacchi da Fusignano, destinato a cambiare la storia del calcio e a vincere tutto quello che c’era da vincere.

Ma non solo. Berlusconi in Italia è stato il primo a capire come la chiave del successo in qualsiasi campo non sia tanto nel cosa si dice, ma il come lo si dice: la comunicazione è tutto, persino più importante di quanto viene comunicato.

Da questo punto di vista, il Cavaliere ha avuto una lungimiranza senza paragoni, rimanendo il tassello chiave degli ultimi trent’anni della storia politica del Belpaese.

Insieme a questo, Berlusconi ha vissuto appieno anche le tante contraddizioni che caratterizzavano la sua personalità, le sue debolezze, le sue incongruenze. Pagando, molto spesso, a livello di immagine forse più del dovuto. Anche perché quello che in queste ore viene dipinto qui in Canada come “Il presidente degli scandali” dal Toronto Star, dal Toronto Sun e da altri media, in realtà in vita sua ha ricevuto una sola condanna, di fronte alla lista chilometrica di processi – ben 86, il primo nel lontano 1983 – intentati nei suoi confronti: la compravendita dei diritti tv da parte di Mediaset, nel 2012.

Sul fronte politico, la grande intuizione del 1994 fu quella che c’era bisogno di un nuovo soggetto politico moderato, di centro, che andasse a intercettare l’elettorato di quei partiti – Dc, PSI, PLI e PSDI – spazzati via da Tangentopoli, per contrapporti con la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto e del Pds, portando a termine una vera e propria acrobazia politica alleandosi nel settentrione con la Lega Nord bossiana e nel centro e sud Italia con Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini. Da quel momento Berlusconi ha ricoperto un ruolo chiave nella politica italiana, sia come presidente del Consiglio sia come capo dell’opposizione in parlamento.

Negli ultimi anni, di fronte alla crescita dei movimenti di protesta – Cinque Stelle – e alla polarizzazione dello scontro, Berlusconi ha rappresentato un elemento importante di freno agli estremismi e di questo gliene hanno dato atto anche gli avversari più acerrimi.

“Berlusconi – ha ricordato ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella – è stato un grande leader politico che ha segnato la storia della nostra Repubblica, incidendo su paradigmi, usi e linguaggi. In una stagione di profondi rivolgimenti, la sua discesa in campo’, con un partito di nuova fondazione, ottenne consensi così larghi da poter comporre subito una maggioranza e un governo. La leadership di Berlusconi ha contribuito a plasmare una nuova geografia della politica italiana, consentendogli di assumere per quattro volte la carica di presidente del Consiglio. È stato una persona dotata di grande umanità e un imprenditore di successo, un innovatore nel suo campo”.

Un innovatore che ha rivoluzionato l’imprenditoria, la politica e il calcio. Con la sua scomparsa si chiude un’epoca.

In alto, un’immagine della “discesa in campo” di Silvio Berlusconi nel 1994

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