Canada

Dietrofront di Ford:
ora si accelera
sulla fine delle restrizioni

TORONTO – Doug Ford cambia di nuovo idea e si prepara ad accelerare sull’allentamento delle restrizioni. Il premier a breve potrebbe infatti annunciare modifiche alla road map messa a punto dal governo che prevede una graduale riapertura dell’economia, con lo stop alle restrizioni sulla capienza delle grandi strutture a partire dal 21 febbraio e un nuovo allentamento in programma per il 14 marzo.

D’altro canto i dati relativi alla curva epidemiologica continuano a confermare come il peggio dell’ondata Omicron, in provincia e nel resto del Canada, sia ormai alle nostre spalle: quotidianamente assistiamo a un costante calo delle ospedalizzazioni e, dato più importante, dei ricoveri in terapia intensiva. E proprio sulla base di questi dati altre giurisdizioni provinciali – Quebec, Alberta, British Columbia e Saskatchewan – hanno iniziato ad allentare o addirittura togliere numerose restrizioni anti Covid attivate nei mesi scorsi per frenare l’impennata dei contagi.

Certo, rimane l’impressioni di un approccio improvvisato, caratterizzato da una evidente mancanza di programmazione. Non più tardi di mercoledì il ministro della Sanità Christine Elliott aveva ribadito con forza l’intenzione del governo di andare avanti per la propria strada, seguendo la tabella di marcia prestabilita in precedenza, a differenza di quanto deciso in molte alte province: cautela e prudenza – aveva sottolineato il braccio destro del premier – devono continuare a guidare l’azione di governo, specialmente in questa fase caratterizzata ancora da un grande clima d’incertezza sugli sviluppi futuri della pandemia.

Dopo l’intervento del ministro, da più tardi è filtrata la notizia che il premier sarebbe invece pronto ad accelerare sul fronte delle riaperture, smentendo di fatto quanto detto poco prima dalla Elliott.

Stesso discorso per quello che riguarda la distribuzione dei test rapidi in 2.300 negozi sparsi per la provincia. Distribuzione, come aveva appunto annunciato la Elliott, che sarebbe dovuta essere rigorosamente gratuita. Eppure poche ore dopo si è scoperto che Walmart – una delle catene di distribuzione scelte dal governo – richiedeva un pagamento minimo di 35 dollari online per avere un kit di test antigenici gratuiti, stesso discorso per Longo’s, che chiedeva addirittura un acquisto minimo di 50 dollari.

Anche in questo a correggere il tiro ci ha pensato Ford, con un tweet arrivato in serata, nel quale il premier ribadiva la gratuità dei test: “Gratis vuol dire gratis. Stiamo fornendo test rapidi gratuiti e ci si aspetta che tutti i partecipanti onorino questo impegno: se non lo fanno che diano i test ad altri negozi o farmacie”. Walmart ha fatto dietrofront, al contrario di Longo’s.

Resta, lo ripetiamo, questa sensazione di improvvisazione che abbiamo avvertito molte volte durante la pandemia di Covid-19. E sullo stesso piano possiamo mettere anche l’atteggiamento di ambiguità nei confronti del cosiddetto “Convoglio della Libertà”, dove manca una netta condanna da parte del governo provinciale nei confronti di una protesta che sta avendo delle pesantissime ripercussioni di carattere economico anche a livello nazionale.

More Articles by the Same Author: