Canada

Appoggio esterno Ndp:
i liberali ora frenano.
O’Toole, ancora veleni

TORONTO – Brusca frenata sul possibile appoggio esterno dell’Ndp al governo. L’ipotesi di un accordo organico tra la maggioranza grit e i neodemocratici, che negli ultimi giorni è stata discussa a più riprese, è stata bocciata dal capogruppo alla Camera liberale, che ha bollato le voci della trattativa come semplici “speculazioni”. Mark Holland ha sottolineato come l’agenda politica del nuovo esecutivo non si discosterà di molto da quella del precedente governo, e questo anche nel rapporto con gli altri partiti presenti in parlamento: sì, quindi, alla collaborazione con tutte le forze politiche ma nessun accordo per un eventuale appoggio esterno.

“Posso confermare – ha dichiarato il capogruppo liberale – che in questo momento stiamo parlando con tutti i partiti riguardo la nostra agenda comune e riguardo i provvedimenti che possiamo approvare a favore dei canadesi. Lo stesso primo ministro ha avviato un dialogo proficuo con le sue controparti negli altri partiti. Io sto facendo lo stesso. Abbiamo un’agenda davvero aggressiva da implementare nelle prossime settimane ed è su questo che ci stiamo focalizzando”.

La frenata giunge dopo numerosi giorni in cui le voci di corridoio davano come imminente e potenzialmente realizzabile un accordo tra i liberali e l’Ndp che avrebbe garantito la sopravvivenza del governo guidato da Justin Trudeau almeno per la prima metà della legislatura, due anni quindi. Ma la discussione tra le due parti, che è effettivamente avvenuta, ha portato a una semplice conclusione: l’accordo siglato per l’appoggio esterno non sarebbe convenuto a nessuno. Da un lato il primo ministro, che non gode della maggioranza assoluta dei parlamentari, sarà in grado di governare per i prossimi ventiquattro mesi anche senza il sostegno organico dei neodemocratici: lo ha già fatto nella scorsa legislatura, quando il governo si è andato a cercare l’appoggio di un’altra forza politica – Ndp o Bloc Quebecois – su ogni singolo provvedimento. Dall’altro l’accordo non gioverebbe nemmeno all’Ndp, che alle elezioni si è presentato come forza alternativa ai liberali e che in campagna elettorale non ha mai ipotizzato un’eventuale alleanza post voto con Trudeau.

Erin O’Toole, nel frattempo, ha attaccato il possibile accordo tra le forze di centrosinistra, sottolineando i rischi di un “governo radicale, pericolosamente sbilanciato a sinistra”, che rappresenterebbe una minaccia concreta all’economia e all’unità del Canada.

Ma il leader conservatore, in ogni caso, deve fare i conti con le proprie magagne interne. Dopo un lungo silenzio O’Toole ha deciso di criticare le posizioni pericolosamente no vax di una deputa, Marylin Gladu, che nei mesi scorsi aveva rilasciato dichiarazioni ambigue sui vaccini e sull’origine del Covid-19. Ma anche in questo caso il leader conservatore continua a non avere una linea decisa. O’Toole, infatti, difende ancora con forza la decisione di un gruppo di suoi parlamentari di non mostrare il proprio stato vaccinale, una scelta questa che impedirà ai deputati “ribelli” di entrare alla House of Commons una volta che riprenderanno i lavori parlamentari.

Oltre a questo non si spegne la polemica interna riguardo i metodi del leader conservatore verso le posizioni critiche dentro il partito. È di ieri la notizia che l’entourage di O’Toole ha chiesto al Consiglio Nazionale del partito di consegnare le email e i tabulati telefonici riguardo la petizione avviata da alcuni dirigenti per chiedere le dimissioni del leader conservatore.

Una mossa questa che non è piaciuta a molti componenti del caucus tory, che già da tempo nutrono dubbi sulla capacità di tenuta di O’Toole e che nelle scorse settimane hanno apertamente criticato alcune decisioni strategiche che hanno portato alla sconfitta alle urne lo scorso 20 settembre.

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