Canada

Budget, sondaggi
e accordo con Ndp,
per Trudeau sarà
un anno di fuoco

TORONTO – I prossimi mesi saranno decisivi per la sopravvivenza del governo guidato da Justin Trudeau. Mentre l’esecutivo si prepara alla tre giorni di Hamilton, dove i ministri liberali si riuniranno per mettere a punto l’agenda di governo in vista del riavvio dei lavori parlamentari, non arrivano buone notizie sul fronte dei sondaggi.

Mercoledì era stata l’Abacus a certificare la disaffezione dell’elettorato canadese nei confronti del partito di maggioranza, mentre ieri è stata pubblicata una nuova indagine demoscopica – questa volta realizzata dalla Nanos – che mette in luce come in realtà lo stato di crisi dei liberali sia molto peggiore rispetto a quanto si pensava in precedenza. Il sondaggio ci dice che se si dovesse tornare alle urne in questo momento, i conservatori di Pierre Poilievre salirebbero al 35,6 per cento delle intenzioni di voto, mentre il Partito Liberale crollerebbe al 28,3 per cento, un valore negativo mai registrato dalle scorse elezioni del 2021. Sale invece l’NDp di Jagmeet Singh al 20,7 per cento, mentre restano stabili i Verdi e il Bloc Quebecois.

Al di là dei numeri e delle differenze tra Abacus e Nanos, i due sondaggi comunque fotografano alla perfezione uno striscinate stato di malessere nell’elettorato del nostro Paese nei confronti del primo ministro, in carica dal 2015. Serve quindi una netta svolta nell’azione di governo per recuperare il terreno perduto. Ma l’attuale situazione politica a Ottawa con i conseguenti equilibri politici all’interno della House of Commons non danno a Trudeau ampi margini di manovra. Il governo infatti sopravvive grazie al patto di legislatura siglato dallo stesso primo ministro liberale con Singh, grazie al quale l’esecutivo dovrebbe – ma il condizionale è d’obbligo – restare in carica fino alla fine di questa legislatura, cioè il 2025.

Ma la conditio sine qua non è il rispetto di determinate richieste avanzate dall’Ndp in sede di discussione e approvazione del budget federale. Lo scorso anno, ad esempio, i neodemocratici puntarono i piedi su due temi chiave, il piano nazionale sugli asili nido e il piano dentale per i meno abbienti. Ora, stanno partendo le discussioni in vista della manovra primaverile e già questa settimana il ministro ombra delle Finanze dell’Ndp, Daniel Blaikie, ha avvertito Trudeau che il sostegno in parlamento passerà per l’accettazione di alcune richieste senza le quali i liberali dovranno approvarsi la Finanziaria 2023 da soli: il problema è che i grit non hanno i numeri per farlo, visto che il governo Trudeau poggia su una risicata maggioranza relativa – e non assoluta – alla House of Commons.

Sullo sfondo di queste tensioni tra liberali e neodemocratici, restano le questioni di fondo che devono essere affrontate, a partire dalla maggiore preoccupazione dei cittadini in questi ultimi mesi: l’inflazione e il repentino aumento del costo della vita, a partire dai beni alimentari e dalla benzina che presto tornerà a flirtare con quota 2 dollari al litro.

Per ora l’intervento di Bank of Canada, con il continuo rialzo dei tassi d’interesse, ha avuto il merito di frenare l’ondata inflattiva, ma come effetto collaterale ha prodotto l’aumento dei tassi sui mutui variabili e sui prestiti di denaro, con il conseguente crollo del potere d’acquisto delle famiglie.

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