Canada

Bloc, sondaggi e fiducia: governo al bivio

OTTAWA – Governo federale al bivio. Dopo la pausa per la Giornata Nazionale per la Verità e la Riconciliazione, oggi ripartono i lavori parlamentari, con la votazione della seconda mozione di sfiducia presentata dal Partito Conservatore dalla riapertura della House of Commons.

Come per la prima, l’esito del voto appare scontato, con l’Ndp di Jagmeet Singh e il Bloc Quebecois di Yves-François che hanno già annunciato il loro no al documento tory. Justin Trudeau, almeno per ora, rimarrà alla guida del governo, ma il tempo ormai stringe per prendere decisioni importanti per la sopravvivenza dell’esecutivo.

Dalla rottura del patto di legislatura, annunciata a inizio settembre dal leader neodemocratico Singh, il governo non gode più di una maggioranza parlamentare che lo sostenga e potenzialmente può entrare in crisi in qualsiasi momento. Il Bloc, dopo la rinuncia dell’Ndp alla desistenza con i liberali, è tornato prepotentemente al centro della politica federale, con il suo leader Blanchet che si è detto di disposto a garantire la sopravvivenza dell’esecutivo in cambio di alcune concessioni del governo di fronte a precise richieste. Una strategia, quella del leader autonomista, che potrebbe anche essere accettata dal primo ministro, anche se fino a questo momento Trudeau non si è espresso direttamente.

Il problema, semmai, è la portata delle richieste dei blocchisti. Blanchet ha chiesto al governo di appoggiare una proposta di legge presentata dal Bloc he chiede l’innalzamento dei contributi per le pensioni minime (Old Age Security) anche per coloro che hanno meno di 75 anni: il provvedimento andrebbe ad integrare la parziale riforma già varata dal governo liberale che contempla un aumento dei contributi per i pensionati con più di 75 anni di età.

Il problema a questo punto non è tanto politico, quanto nei costi. Stando a quanto calcolato dal Parliamentary Budget Officer (PBO), il conto da pagare per assecondare le richieste del Blco Quebecois sarebbe davvero salato: qualcosa come 16 miliardi di dollari, una cifra monstre al quale il governo dovrebbe garantire una copertura finanziaria che al momento non esiste. In sostanza, per trovare quelle risorse bisognerebbe andare a tagliare programmi e investimenti già decisi nei mesi scorsi.

Il bivio davanti al quale si trova Trudeau è proprio questo: assecondare le richieste di Blanchet per garantirsi la sopravvivenza fino alle prossime elezioni o richiare tutto e costringere tutti e tre i partiti d’opposizione a votare una mozione di sfiducia unica per decretare la crisi di governo? Potrebbe essere un azzardo, ma fino a un certo punto.

Al momento solamente il Partito conservatore di Pierre Poilievre ha davvero intenzione di andare al voto quanto prima. Il Bloc, come dimostrano in sondaggi, sta godendo in termini di consenso della crisi dei liberali al governo e con la permanenza prolungata di questo esecutivo il partito potrebbe aumentare nei distretti del Quebec dove si trova a rincorrere. L’Ndp, dal canto suo, non è pronto alle elezioni. L’accantonamento del patto di legislatura annunciato da Singh è parsa più una mossa politica che una vera e propria strategia per mettere il governo con le spalle al muro.

I sondaggi non sono particolarmente lusinghieri per il leader ndippino, che non riesce a capitalizzare e a fare tesoro – almeno in termini di consenso – della crisi del primo ministro nell’elettorato canadese.

D’altro canto, tutte le indagine demoscopiche degli ultimi mesi dimostrano come qualcosa si sia rotto nella relazione del primo ministro con quell’elettorato canadese che dal 2015 lo ha premiato per ben tre volte.

Nel voto del prossimo anno, quando scoccheranno i 10 anni di governo, andremo incontro a una probabile bocciatura, anche pesante, per il leader liberale, a meno che in questi mesi non riesca in qualche modo a trovare la chiave per invertire la tendenza e iniziare la rimonta sul Partito Conservatore di Poilievre.

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