Bilancio positivo del G7, ma sui temi chiave c’è la frenata
TORONTO – Passi avanti sui dazi, convergenza sulla sicurezza, visione condivisa sulle sfide rappresentate dall’intelligenza artificiale. Il Summit G7 si chiude con un bilancio sostanzialmente positivo, se non altro in quelle sette aree di discussione che erano state decise dalla presidenza di turno canadese. Allo stesso tempo, però, il vertice di Kananaskis ha confermato – se ce ne fosse stato bisogno – che sulla politica estera e sulla drammatica situazione geopolitica in Medioriente e in Ucraina le posizioni tra i Grandi restano abbastanza distanti.
Conferme su questi ostacoli sono arrivate puntualmente con il documento finale sul conflitto tra Kiev e Mosca, che secondo fonti ben informate sarebbe stato in qualche modo “annacquato” dalla Casa Bianca: riviste, con vocaboli meno pesanti, le dichiarazioni di condanna verso la Russia, magari pensando anche a un cambiamento dei toni per facilitare il dialogo diplomatico e riavviare la farraginosa macchina dei negoziati che dovrebbero portare quanto meno alla tregua, per poi puntare alla pace.
Ma è evidente come in seno al G7 una figura ingombrante e controversa come quella di Donald Trump abbia portato a delle conseguenze tangibili. E forse non è un caso che l’inquilino della Casa Bianca abbia deciso di punto in bianco, dopo la cena di lavoro al G7 di lunedì, di lasciare il vertice per tornare negli Stati Uniti, prendendo come pretesto l’inasprimento della crisi mediorientale. E forse sarà solo un caso che l’improvvisa fuga del tycoon abbia fatto saltare l’incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, arrivato a Kananaskis solo martedì mattina.
Anche sull’Iran le posizioni non sono state univoche, con lo sforzo di alcuni leader mondiali per la de-escalation delle tensioni in Mediorientale e la decisione da parte di Washington di allinearsi a Tel Aviv nelle operazioni di guerra contro Teheran.
Insomma, le divisioni tra i potenti della Terra ci sono state e continuano ad esserci, nonostante gli sforzi del primo ministro canadese Mark Carney, che ha fatto tutto il possibile per mettere in risalto le convergenze dei capi di Stato e di governo dei Paesi G7, minimizzando i nodi che invece non sono stati sciolti.
Diverso invece il bilancio della lunghissima serie di incontri bilaterali, che è stato invece totalmente positivo. Nel suo incontro con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, Carney ha ribadito l’importanza delle relazioni tra i due Paesi, suggellando le sue parole con la firma di una partnership Canada-Italia che rafforzerà la cooperazione in numerosi campi. Nel bilaterale con Trump di lunedì mattina, il primo ministro canadese è riuscito ad incassare la luce verde per arrivare a un potenziale accordo sui dazi entro trenta giorni, primo risultato concreto dall’inizio della guerra commerciale con gli Stati Uniti.
Infine, nel faccia a faccio con il premier indiano Narendra Modi, è stato in grado di firmare una sorta di tregua diplomatica dopo la rottura totale che risale al settembre del 2023, quando l’allora primo ministro Justin Trudeau accusò il governo indiano di aver avuto un ruolo attivo nell’omicidio in British Columbia del militante sikh Hardeep Singh Nijjar.
In alto: foto di gruppo al G7 di Kakanaskis (Presidenza del Consiglio)