TORONTO – Stretta sulle auto elettriche cinesi. Ad annunciarla sono stati ieri il primo ministro Justin Trudeau, che in mattinata ha presentato le linee guida del provvedimento, e i ministri Chrystia Freeland, François-Philippe Champagne e Mary Ng, che invece sono entrati nel dettaglio delle nuove misure.
In sostanza, a partire dal prossimo 1 ottobre, il Canada imporrà dazi doganali del 100 per cento sulle auto elettriche prodotte in Cina. Insieme a questo il governo federale ha deciso di attivare tariffe doganali del 25 per cento sull’acciaio e sull’alluminio di produzione cinese.
L’esecutivo liberale, quindi, ha accettato in toto le nuove politiche protezionistiche contro Pechino adottate lo scorso maggio dall’amministrazione Biden negli Stati Uniti. Non si tratta certo di un fulmine a ciel sereno. Trudeau e i suoi ministro nell’ultimo mese aveva già annunciato che il governo stava studiando da vicino la possibilità di imporre delle limitazioni al mercato delle auto elettriche prodotte in Cina e ora dalle parole si è passati ai fatti.
Marchi cinesi come BYD sono del tutto marginali nel mercato canadese dei veicoli elettrici in questo momento, ma le importazioni dalla Cina sono esplose negli ultimi anni quando Tesla è passata dalle fabbriche statunitensi per le sue vendite canadesi al suo stabilimento di produzione a Shanghai.
La nuova tariffa doganale si applicherà alle Tesla prodotte a Shanghai che vengono vendute in Canada, uno sviluppo che dovrebbe costringere la casa automobilistica statunitense a fornire al mercato canadese veicoli prodotti in uno dei suoi altri stabilimenti negli Stati Uniti o in Europa.
“Attori come la Cina – ha dichiarato Trudeau – hanno scelto di darsi un vantaggio sleale nel mercato globale, compromettendo la sicurezza delle nostre industrie critiche e sostituendo i lavoratori canadesi dell’auto e dei metalli. Quindi, stiamo agendo per affrontare questo problema”,.
“La priorità del governo – gli ha fatto eco il vice primo ministro Freeland – è quella di difendere gli interessi dei canadesi. Con questa nuova misura, andiamo in quella direzione”.
Soddisfazione per l’annuncio di ieri è stata espressa da Flavio Volpe. “Abbiamo lavorato molto duramente – ha dichiarato al Corriere Canadese il presidente dell’Automotive Parts Manufacturers’ Association (AMPA) – per far capire a Ottawa e Washington la minaccia rappresentata dalle auto elettriche cinesi. Ho trascorso molto tempo nelle due Capitali sin dallo scorso ottobre e ho parlato pubblicamente e privatamente, praticamente ogni giorno riguardo cosa ci sarebbe stato in ballo nel caso in cui si fosse deciso di non fare nulla”.
“È stato un anno – ha continuato – dedicato a sottolineare l’importanza di affrontare la sfida lanciata dal governo cinese alle economie manifatturiere occidentali. Ci sentiamo vendicati e motivati. Rimbocchiamoci le maniche e difendiamo con determinazione il nostro mercato con il meglio dell’innovazione canadese”.
L’Europa invece ha comunicato la sua mossa anti-Cina nella prima metà di giugno, quando ha deciso l’innalzamento delle tasse sulle importazioni per un massimo del 38,1% – poi ridotto al 36,3% –, da sommare al già previsto 10%. L’accusa a Pechino è di dumping industriale. I dazi europei sono provvisoriamente entrati in vigore il 5 luglio e diventeranno eventualmente definitivi tra fine ottobre e inizio novembre, quando i 27 Stati membri dell’Unione voteranno per approvare o respingere la proposta, presentata dalla Commissione. In caso di via libera, saranno operativi per 5 anni, prorogabili su richiesta motivata.