TORONTO – Continua il pressing interno al Partito Liberale per le dimissioni di Justin Trudeau. Nel fine settimana altri deputati liberali hanno ufficializzato la loro richiesta al primo ministro, andando ad aggiungersi a quanto già fatto dai parlamentari grit eletti in Ontario, Quebec e Province Atlantiche. Ultimo, in ordine di tempo, Ben Carr, primo deputato del Manitoba ad aver annunciato la sua opposizione al leader in carica, chiedendo il passo indietro e l’avvio di una corsa alla leadership per la sua sostituzione.
Nel frattempo mercoledì è in programma un incontro straordinario del caucus liberale, dove è probabile che la maggioranza dei deputati chieda al primo ministro di gettare la spugna. Si tratterebbe, ricordiamolo, di una mossa puramente indicativa, senza alcun valore vincolante, visto che il regolamento del Partito Liberale non contempla la possibilità di sfiducia da parte dei membri del caucus verso il loro leader. Certamente la mossa ha comunque un suo peso politico, ma già in passato Trudeau ha dimostrato di non dare troppo peso agli umori dei suoi parlamentari.
Certo, il contesto politico è profondamente mutato nelle ultime settimane, con la mezza crisi scaturita dalle repentine dimissioni dell’ex ministro delle Finanze Chrystia Freeland e il conseguente rimpasto di governo. La palla resta in mano al primo ministro, che per le prossime tre settimane sarà ancora il padrone del proprio futuro politico. Da fine gennaio però la situazione sarà ben diversa. Le opposizioni infatti si stanno organizzare per l’imboscata parlamentare in concomitanza con il ravvio dei lavori alla House of Commons. La prima data utile per il voto della mozione di sfiducia è il 30 gennaio e qui la chiave di volta è rappresentata ancora una volta dall’Ndp. Fino a questo momento, infatti, i neodemocratici hanno garantito la sopravvivenza del governo liberale che in questa legislatura non gode della maggioranza assoluta alla Camera.
Il leader ndippino Jagmeet Singh, dopo un lungo tira e molla, poco prima di Natale ha annunciato la sua intenzione a votare la sfiducia al governo alla prima occasione: resta da vedere se manterrà la sua parola. Nel frattempo, di pari passo con le difficoltà del primo ministro e il rischio crisi di governo, continua a rincorrersi voci sui potenziali candidati nella futura corsa alla leadership del Partito Liberale. Uno dei principali indiziati è Mark Carney, ex governatore di Bank of Canada e Bank of England e attualmente primo consigliere economico di Trudeau. Stando a quanto è stato riportato nel fine settimana, Carney avrebbe iniziato il suo lavoro di preparazione alla leadership contattando telefonicamente molti deputati in carica.
Tra i potenziali candidati troviamo anche la stessa Chrystia Freeland e l’ex premier della British Columbia Christy Clark. Nel frattempo è arrivata la conferma che l’ex ministro della Pubblica sicurezza e dell’Immigrazione Marco Mendicino non si ripresenterà alle prossime elezioni federali. Mendicino, che manterrà il seggio sino alla fine di questa legislatura, era in carica dal 2015.