Attese infinite in pronto soccorso: centinaia di migliaia rinunciano alle cure
TORONTO – Su quasi 16,3 milioni di accessi al pronto soccorso nel 2024, ben 1.267.736 di pazienti (il 7,8%) non sono stati curati perché, a causa delle attese infinite, hanno desistito e se ne sono andati. Un numero enorme, che segna un aumento del 35,6% rispetto all’anno precedente: segno che la sanità canadese è sempre più in emergenza, come ben evidenzia il rapporto pubblicato ieri dal think tank di politiche pubbliche “MEI”.
Lo studio, realizzato dall’economista Emmanuelle B. Faubert (nella foto qui sopra, dal report del MEI), analizza per la prima volta il dato degli accessi e delle “rinunce” di ogni provincia canadese: praticamente in tutte, la situazione è allarmante, con centinaia di migliaia di pazienti che nell’arco di un anno hanno dovuto rinunciare alle cure dei pronto soccorso: dai 428.676 quebecchesi (su 3.711.751 accessi: 11,5%) ai quasi 300mila cittadini dell’Ontario (su 5.950.047 accessi: 4,92%) fino ai quasi 200mila dell’Alberta (su 2.277.268 accessi: 8,77%).
Nelle province più piccole, la situazione è addirittura peggiore in proporzione, con percentuali di “rinunce” che vanno dal 14,5% della Prince Edward Island al 13,23% del Manitoba ed al 12,85% del New Brunswick (la tabella completa è disponibile, insieme all’intero rapporto, qui). Percentuali che non è un’esagerazione definire scandalose per un Paese che si dice “civile”.
“Che si tratti di trovare un medico di famiglia, consultare uno specialista od ottenere cure d’urgenza – si legge nell’introduzione del rapporto – i tempi di attesa in Canada sono notoriamente lunghi. Quando i canadesi si presentano al pronto soccorso, spesso è perché non hanno altre opzioni. Eppure, nonostante questo, ogni anno centinaia di migliaia di canadesi (in pratica 1 ogni 13 di quelli che si presentano in pronto soccorso) lasciano l’ospedale senza essere curati. Questo fenomeno – continua il rapporto – è uno dei sintomi più preoccupanti della mancanza di accesso alle cure in Canada”.
È vero che circa il 50% delle persone che abbandonano il servizio senza cure mediche è classificato come non urgente o semi-urgente (livelli P5 e P4), ma l’altro 50% risulta P3, cioè comunque bisognoso di cure mediche urgenti, seppur non in imminente pericolo di vita. Un fenomeno “particolarmente preoccupante”, secondo Renaud Brossard, vicepresidente delle comunicazioni del MEI, “perché significa che i pazienti vengono rimandati in sala d’attesa nonostante un rischio molto concreto di peggioramento”.
Dunque, si legge nelle conclusioni del report, “per ridurre il numero di persone che lasciano i pronto soccorso senza cure, è necessario affrontare a monte i problemi di accesso alle cure, al fine di limitare le visite al pronto soccorso per problemi di salute che potrebbero essere trattati altrove. Aumentare il numero di alternative al pronto soccorso contribuirebbe ad alleviare la pressione sul sistema ospedaliero, riducendo così i tempi di attesa. Questo tipo di approccio contribuirebbe anche a ridurre il rischio che i pazienti lascino i pronto soccorso senza cure, il che può peggiorare le loro condizioni e richiedere quindi la mobilitazione di ulteriori risorse da parte dei sistemi sanitari canadesi”.
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