Toronto

City Hall nel limbo:
mancano le dimissioni
ufficiali di John Tory,
ancora nubi sul budget

TORONTO – È stallo a City Hall. L’annunciato passo indietro di John Tory ha gettato il Comune di Toronto in un limbo proprio nella settimana più importante per l’amministrazione cittadina, con la finalizzazione del budget alle porte e con i punti interrogativi provocati dalla legge provinciale che non solo ha attribuito nuovi poteri al sindaco – ora dimissionario – di Toronto, ma che ha anche modificato profondamente le procedure di approvazione della manovra cittadina. Insomma, lo scandalo che ha travolto Tory avrà delle implicazioni molto significative anche nell’immediato futuro, con un clima d’incertezza che caratterizza la vita dell’amministrazione cittadina nelle settimane a venire.

In mezzo a questa situazione di caos, troviamo dei punti fermi che non potranno essere bypassati. Il budget, innanzitutto, con la tabella di marcia già messa a punto prima della pausa natalizia che dovrà in qualche modo essere rispettata dal Consiglio Comunale. Domani infatti è prevista la presentazione e l’approvazione della versione definitiva della finanziaria cittadina, un piano complessivo da 16,2 miliardi di dollari con un piano operativo totale di 49,3 miliardi di dollari. Tory ha fatto sapere che resterà in carica fino all’approvazione del budget. Il sindaco uscente è stato il grande promotore di questo budget 2023, che – ricordiamolo – contiene il più significativo aumento delle tasse di proprietà della storia di Toronto.

Ieri in consiglio Comunale da più parti è stata paventata l’idea di rivedere completamente il piano di spesa del Comune, un’idea questa che è stata bocciata da uno dei fedelissimi di Tory, Brad Bradford. “Ritengo – ha dichiarato in mattinata – che vi siano ancora i margini per eventuali emendamenti, ma non avrebbe senso stravolgere il budget”. Non sarebbe – è questo il ragionamento del consigliere comunale – né opportuno nè conveniente, visti i tempi strettissimi per l’approvazione finale.

Insomma, in questa fase in Comune si naviga a vista. Anche perché inevitabilmente c’è anche chi inizia a pensare alla propria eventuale candidatura in vista delle elezioni suppletive, la cui data non è stata ufficialmente annunciata. E questo perché la nuova legge provinciale che regola la politica cittadina prevede che le elezioni vengano indette dopo 60 giorni dalle dimissioni formali del sindaco. E qui entriamo in un terreno minato: ufficialmente, infatti, Tory non si è ancora dimesso. Ieri il sindaco dimissionario si è presentato in Comune ed è stato nel suo ufficio, senza rilasciare dichiarazioni pubbliche. A quanto pare un nutrito drappello di fedelissimi avrebbe inviato a Tory una lettera nella quale si chiede al primo cittadino di ripensarci e ritirare le dimissioni. Si tratterebbe dell’ennesimo colpo di scena di una vicenda che non ha precedenti nella storia di Toronto, ma nell’entourage di Tory l’ipotesi di un ripensamento viene bollata come fantasiosa e irrealizzabile.

Nel frattempo la lista dei potenziali candidati si sta ingrossando con il passare delle ore. Oltre a chi ha lanciato la propria candidatura ufficialmente – Gil Penalosa, arrivato secondo nell’ultima tornata elettorale e Blake Acton, quarto alle elezioni del 2022 – sono numerosissimi i nomi che stanno circolando per una posizione di grande importanza anche alla luce del nuovi poteri attribuiti al sindaco di Toronto.

Tra i potenziali candidati troviamo numerosi consiglieri o ex consiglieri comunali – Ana Bailão, Alejandra Bravo, Josh Matlow, Giorgio Mammoliti, Mike Layton – politici a livello provinciale come il ministro associato dei Trasporti Stan Cho, il ministro provinciale dell’Immigrazione Michael Ford, l’mpp grit Mitzie Hunter, la deputata provinciale dell’Ndp Kristyn Wong-Tam con la collega di partito Bhutila Karpoche, il deputato federale Nathaniel Erskine-Smith, l’mp liberale Michael Coteau, fino al ministro federale Ahmed Hussen.

Per ora si tratta solamente di voci di corridoio, che non trovano alcuna conferma a livello ufficiale, o che sono addirittura ipotesi di candidatura gettata alla stampa con l’unico obiettivo di bruciarle. Resta il fatto, comunque, che Toronto si troverà a vivere una fase senza precedenti, caratterizzata dall’incertezza, preoccupazioni e timori.

Tory, 68 anni, ha annunciato le sue dimissioni venerdì scorso dopo aver ammesso di aver avuto una relazione con una sua collaboratrice di 31 anni durante la pandemia di Covid-19. La donna non lavora più per il sindaco.

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