Il Commento

Facciamo il punto sulla pandemia di Covid-19 

TORONTO – Se la prima vittima della guerra è la verità, allora la guerra contro il Covid-19 ha danni collaterali il cui totale servirà da materia prima per la ricerca accademica delle generazioni a venire. Non predico di gettar cautela al vento. Come altri, tuttavia, penso che forse siamo stati eccessivamente desiderosi di credere, senza prima accertare. In breve, potremmo aver dimenticato di “essere critici”, di considerare la fonte e di equilibrare gli argomenti.

Ed a proposito, abbiamo sempre incoraggiato i nostri lettori a praticare “misure di prevenzione” collaudate e vere: frequenti lavaggi delle mani, mascherine, distanziamento sociale – le stesse misure prescritte per l’influenza spagnola, 100 anni fa. Ora abbiamo dei vaccini. Avranno la capacità di cambiare la situazione.

Psicologicamente, almeno. Durante la prima fase della pandemia, i governi federali e provinciali hanno effettivamente – ed apertamente – detto che non potevano condividere i dati scientifici e matematici perché non volevano provocare il panico. Siamo rimasti in modalità di panico da allora – lockdown e sconcerto.

I governi sono stati incoerenti nel metodo usato per segnalare i test, i contagi, i tassi di guarigione e quelli di mortalità. Anche quest’ultimo è stato oggetto di sospetto poiché lo standard per i certificati di morte ha oscillato tra definitivamente “causato da” Covid-19 e morte con la presenza di Covid-19.

Tuttavia, quando si contano i decessi da Covid-19 “per ogni milione di abitanti”, le popolazioni più ricche e avanzate del mondo sembrerebbero avere i tassi di mortalità più alti.

Il grafico 2 (qui sotto) illustra, in modo piuttosto netto, le differenze. Se l’India avesse avuto lo stesso tasso di mortalità del Belgio, se ne sarebbe registrato uno 120 volte più alto dell’attuale tasso di 106 morti per milione di abitanti. Cosa stanno facendo per tenere bassi quei numeri?

Il grafico 1 (in alto, all’inizio dell’articolo) proviene in modo analogo dalla Johns Hopkins University, dal Worldometer e dai Centri per il controllo delle malattie negli Stati Uniti ed in Europa, e d’altro canto suggerisce che avremmo dovuto porre una serie di altre domande. Perché, ad esempio, solo lo 0,7% di quelli tamponati in India si rivela positivo al Covid-19 e che il 95,8% di essi guarisce? Più vicino a casa, il Canada segnala un tasso di infezione solo dell’1,4% tra quelli testati, con una guarigione dell’82,8% dei contagiati.

Dei Paesi che abbiamo elencato, solo gli Stati Uniti, il Belgio e la Spagna hanno un tasso di positività tra quelli testati che supera il 4% (colonna rosa). Per quanto riguarda i tassi di guarigione (colonna verde), la maggior parte si aggira intorno al 75%. La Francia ha iniziato solo di recente a elencare le guarigioni; il Regno Unito e la Spagna non l’hanno fatto sin dalla prima ondata; Il Belgio ha essenzialmente abbandonato il bisogno di farlo in quanto troppo impegnato a contare i morti (colonna rossa).

Anche in questi casi, le vittime tra i contagiati (colonna gialla) devono ancora raggiungere il 3%, tranne che in Belgio e in Italia. In entrambi i Paesi, come in Canada, la stragrande maggioranza dei decessi – quasi l’80% – si è verificata nelle case di cura a lunga degenza, tra i residenti di età superiore ai 70 anni con almeno tre (3) condizioni preesistenti.

Eppure, tra le misure, compresi i lockdown, questo gruppo più vulnerabile sembra che sia stato dimenticato.

PER LEGGERE I COMMENTI PRECEDENTI: https://www.corriere.ca/il-commento

More Articles by the Same Author: