Venezia, lo psicodramma di Di Costanzo in corsa per il Leone d’Oro
TORONTO – Lorenzo Di Costanzo, due volte vincitore del David Di Donatello, torna a concorrere per il Leone d’Oro all’82° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il suo ultimo film Elisa, con Barbara Ronchi, sarà presentato in anteprima mondiale alla Biennale a settembre. E il curriculum di Ronchi per le interpretazioni intense ed emotivamente risonanti guadagna un’altra tacca con la sua interpretazione in questo psicodramma intimo e inquietante.
Mentre Di Costanzo ha iniziato come documentarista negli anni ’90, Elisa è il suo quarto film narrativo consecutivo – e la sua propensione ad approfondire temi psicologici complessi raggiunge il suo apice con questo film. Ronchi interpreta una donna (Elisa), che uccide la sorella e viene imprigionata per dieci anni. La memoria di Elisa dell’orribile crimine è frammentata fino a quando non incontra un criminologo che sta conducendo uno studio sugli omicidi familiari.
Il film è liberamente ispirato agli studi e alle conversazioni tra i criminologi Adolfo Ceretti e Lorenzo Natali – che sono state pubblicate nel saggio “Io Volevo Ucciderla”. Di Costanzo, insieme ai suoi partner di scrittura Bruno Oliviero e Valia Santella, approfondisce le complicate dinamiche dei membri della famiglia gravemente disaffezionati, un tema che il cinema italiano sembra aver padroneggiato. E che si fondono perfettamente in quasi tutti i generi, comprese le loro commedie.
“In Elisa, ho cercato di trasmettere la complessità di una figura capace di dolore, freddezza, manipolazione e, in definitiva, un desiderio molto umano di essere ascoltata. Spero che il film sollevi domande più che offrire risposte, e che possa ispirare nel pubblico lo stesso disorientamento etico ed emotivo che ha guidato il mio sguardo durante la scrittura e la regia”, afferma Di Costanza. Il film precedente del regista La gabbia interna (2021) ha in qualche modo ispirato i suoi sforzi per raccontare una storia più intima e personale sul tema del crimine.
La gabbia interna raccontava la storia di un gruppo di prigionieri e guardie in attesa di trasferimento da una prigione remota. Ma con Elisa si avventura in “una direzione più intima e inquietante”. La natura d’insieme di La gabbia interna Di Costanzo si era concentrato maggiormente sull’atto del crimine in sé e sulle ricadute, mentre con Elisa preferiva esplorare “il viaggio interiore dell’autore”.
“Al centro del film ci sono le conversazioni tra un famoso criminologo che visita questo penitenziario dove Elisa è detenuta da 10 anni. Elisa ha ucciso e bruciato il corpo di sua sorella e ha tentato di uccidere sua madre”, dice il produttore del film Cresto-Dina. Una verità scioccante emerge da queste conversazioni con Elisa, mentre Di Costanzo tenta di far emergere un profondo dolore all’interno del suo personaggio titolare, “che forse segna l’inizio della sua redenzione”.
Non è difficile capire perché Di Costanzo, e altri narratori italiani, tendano a collocare temi psicologici complessi all’interno della cornice dei drammi familiari. Dalle scuole medie in poi vengono introdotti a scandalosi drammi familiari che si svolgevano all’interno dei palazzi imperiali, che includevano imperatori che si sbarazzavano dei membri della famiglia dissenzienti. In tale contesto, ELISA sembra essere una riflessione moderna su una vecchia favola.
Immagini per gentile concessione di Tempesta e Rai Cinema
Massimo Volpe, autore di questo articolo, è un filmmaker e scrittore freelance di Toronto: scrive recensioni di film/contenuti italiani su Netflix