Canada

Valanga di infezioni,
possibile anticamera
del fine pandemia

TORONTO – Con il passare dei giorni il quadro epidemiologico di questa pandemia di Covid-19 diventa sempre più chiaro. Qui in Ontario, in Canada, in Italia e nel resto del mondo la variante Omicron sta provocando una valanga di infezioni che non ha precedenti in questi ultimi due anni.

Stando agli ultimi dati, nei primi 40 giorni in cui è stato individuato il nuovo ceppo in Canada sono stati registrati 777.609 casi di positività – un numero peraltro molto sottostimano rispetto alla reale penetrazione del contagio – un tasso di contagi che supera abbondantemente tutti i casi registrati nel 2020, primo anno della pandemia. Il tutto alimentato anche dal fatto che, come viene dimostrato da uno studio pubblicato ieri in Sudafrica, gli asintomatici infettati da Omicron sono molto più contagiosi rispetto a quelli positivi a Delta e alla altre varianti.

Il contagio cresce in modo esponenziale, attenuato per fortuna dalla vaccinazione – che quanto meno impedisce la maggior parte delle volte di sviluppare sintomi gravi – con un ritmo di aumento che corrisponde a quanto aveva predetto Anthony Fauci: il numero di positivi raddoppia ogni 2-3 giorni. Negli Stati Uniti solamente ieri oltre un milione di persone sono state infettate da Omicron, mentre in Europa l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha certificato come, da qui a metà marzo, la nuova ondata avrà contagiato una persona su due.

“Si stima – ha detto il direttore regionale per l’Europa dell’Oms, Hans Kluge, durante la conferenza stampa sugli aggiornamenti epidemici – che oltre il 50% della popolazione della Regione europea sarà contagiata dalla nuova variante nelle prossime 6-8 settimane”.

La regione europea, ha continuato Kluge, “ha registrato oltre 7 milioni di nuovi casi di Covid segnalati nella prima settimana del 2022, più che raddoppiati in un periodo di due settimane”. “Al 10 gennaio, 26 paesi hanno segnalato che oltre l’1% della loro popolazione si è ammalata ogni settimana”, ha aggiunto.

Sul fronte ricoveri, continua Kluge, “prendiamo l’esempio della Danimarca, dove i casi di Omicron sono esplosi nelle ultime settimane: il tasso di ospedalizzazione per Covid-19 nei pazienti non vaccinati è risultato 6 volte superiore ai vaccinati nella settimana di Natale. E i dati del sistema di sorveglianza ostetrica del Regno Unito mostrano che il 96% delle donne in gravidanza ricoverate in ospedale con sintomi di Covid-19 tra maggio e ottobre 2021 non era vaccinate, una su 3 ha avuto bisogno di supporto respiratorio”. Questi i casi illustrati da Kluge per “ribadire che i vaccini attualmente approvati continuano a fornire una buona protezione contro malattie gravi e morte, anche per Omicron”.

Se anche in Canada il ritmo dei contagi andrà avanti con la stessa forza, ci troveremo in primavera con metà della popolazione entrata in contatto con Omicron: tra contagiati e vaccinati, ci sarà davvero poco spazio per una nuova possibile ondata di Covid-19. Secondo alcuni virologi, questo scenario sarebbe l’anticamera della fine della pandemia. Una speranza collettiva da coltivare tutti insieme, dopo due lunghissimi anni di Covid-19.

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