Canada

Un’associazione di genitori chiede di vietare i social agli under 16

TORONTO – Sono tanti, troppi i pericoli e le insidie della “rete” per i giovanissimi: da un lato, l’uso eccessivo può metterne a repentaglio la salute fisica e mentale, provocando ansia, depressione, solitudine e persino autolesionismo; dall’altro, il web è una vera e propria jungla dove i ragazzini e le ragazzine rischiano di trovarsi esposti a contenuti inappropriati alla loro età o, nella peggiore (ma non più remota) delle ipotesi, di finire nel mirino di cyberbulli o predatori online. E visto che i cosiddetti “giganti del web” sembrano non preoccuparsi più di tanto di un fenomeno così allarmante, un gruppo di genitori canadesi ha deciso di prendere l’iniziativa e di avviare una serie di iniziative per chiedere nuove normative che impediscano ai minori di 16 anni di accedere ai social media.

Ne ha parlato lunedì a “Your Morning” su CTV (qui l’articolo di CTV) una volontaria di “Unplugged Canada”, il gruppo che ha avviato la campagna di sensibilizzazione per vietare i social media agli under 16. “Nel mondo reale, non puoi andare a vedere un film vietato ai minori di 16 anni o acquistare prodotti che creano dipendenza come le sigarette”, ha detto Robin Sherk a CTV. Online, invece, quali sono i limiti? Non ci sono.

Per questo “Unplugged Canada”, associazione fondata da Jenny Perez nel 2024, alla quale hanno aderito anche medici ed educatori (qui il sito), sta ora collaborando con i legislatori federali per promuovere la questione, anche attraverso la promozione di dispositivi alternativi come i “wisephone” – costruiti senza social media, browser Internet o accesso ad altre app – e con una petizione che è ufficialmente sponsorizzata dal deputato di West Vancouver, Patrick Weiler, e che ha raccolto quasi 4mila firme in tutto il Canada, dalla Prince Edward Island alla British Columbia: la petizione verrà presentata al Parlamento nei prossimi giorni.

Il problema, come ha spiegato Robin Sherk, non riguarda solo la supervisione dei genitori, ma anche la progettazione delle piattaforme. “Sono progettate per catturare l’ attenzione… l’adolescente medio trascorre tre ore al giorno sui social media. In Ontario, uno su cinque ne trascorre cinque o più al giorno”, ha affermato, e questo livello di esposizione, ha aggiunto, è collegato ad ansia, depressione, solitudine e persino autolesionismo, oltre a compromettere il sonno, l’esercizio fisico ed altre attività offline come lo studio o, semplicemente, le relazioni sociali reali. E le ricerche già effettuate in proposito lo hanno confermato con i dati, per esempio gli studi fatti nel 2023 della Western University (qui un articolo di CTV in proposito) e nel 2024 da un gruppo di ricercatori universitari che hanno preso in esame i dati di un sondaggio dell’International Food Policy Study del 2020 che ha coinvolto oltre 12.000 adolescenti di età compresa tra 10 e 17 anni in Australia, Canada, Cile, Messico, Regno Unito e Stati Uniti (qui la ricerca).

Negli ultimi anni, il governo federale ha introdotto diverse proposte di legge volte a contrastare i danni online e la sicurezza digitale, sebbene poche siano state trasformate in legge. L’Online Harms Act (Proposta di Legge C-63 – qui un articolo di CTV in proposito) è stato presentato all’inizio di quest’anno per contrastare il cyberbullismo, lo sfruttamento minorile ed i contenuti estremisti. Un’altra proposta, la C-412 (Legge sulla protezione dei minori nell’era digitale – qui), andrebbe oltre, imponendo alle piattaforme di dare priorità al benessere dei bambini attraverso una progettazione più sicura delle stesse. Ma secondo “Unplugged Canada” si può e si deve fare di più.

Foto di lian xiao da Unsplash

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