Canada

Trump presenta il conto ma Carney “si smarca”

TORONTO – Donald Trump presenta un conto salatissimo sulla Difesa, ma Mark Carney prende tempo e si smarca. Continua quindi, anche dopo il Discorso dal Trono letto al Senato dal monarca Carlo III, il braccio di ferro tra l’inquilino della Casa Bianca e il primo ministro canadese, questa volta sul delicatissimo tema della difesa continentale e della spesa militare, sull’onda lunga della polemica sulla Nato, il tutto condito dal ritorno della minaccia dell’annessione. Che, a dirla tutta, sembrava un capitolo chiuso, dopo la visita di Carney a Washington dove il leader liberale aveva ripetuto ad nauseam quanto già dichiarato in precedenza: il Canada è uno Stato sovrano e indipendente e non accetterà mai di rinunciare alla sua autonomia per abbracciare la Confederazione americana.

E invece, dopo lo storico intervento del Re a Camere riunite – era successo solamente altre due volte nella storia canadese, nel 1957 e nel 1977 con la Regina Elisabetta II – il presidente americano è tornato alla carica, seguendo il solito modus operandi, con un lungo messaggio sul social Truth: “Ho detto al Canada, che vuole davvero far parte del nostro favoloso sistema Golden Dome, che costerà 61 miliardi di dollari se rimarranno una nazione separata, ma diseguale, ma costerà zero dollari se diventeranno il nostro amato 51° Stato”, ha scritto Trump su Truth Social. “Stanno valutando l’offerta!”.

Nessuna valutazione, ovviamente, nessun cedimento da parte del governo sul fronte dell’indipendenza. L’esecutivo di Ottawa, attraverso un comunicato diramato poche ore dopo, ha fatto sapere che “il primo ministro è stato chiaro in ogni occasione, anche nelle sue conversazioni con il presidente Trump, che il Canada è una nazione indipendente e sovrana, e rimarrà tale”.

Più complesso invece il discorso che riguarda il Goldem Dome, un sistema di protezione missilistico presentato dallo stesso Trump la scorsa settimana, verso il quale Carney non aveva nascosto il suo interessamento. Fino a questo momento non si era parlato di cifre, ma di una semplice dichiarazione d’intenti riguardo una potenziale futura adesione. Ora, il conto da pagare di 61 miliardi di dollari è chiaramente al di fuori della portata del Canada, che molto probabilmente rinuncerà al progetto di partecipare attivamente con gli Stati Uniti allo sviluppo e all’implementazione del nuovo sistema di difesa. Anzi, la provocazione di Trump avrebbe spinto il primo ministro canadese a guardare altrove per sviluppare le proprie strategie sulla difesa del Paese.

Ecco allora che i piani del governo liberale sono stati spiegati dallo stesso Carney durante un’intervista concessa alla Cbc nella quale il leader grit ha confessato di guardare con interesse al piano di sviluppo della difesa dell’Unione europea, il ReArm Europe , che prevede un riarmo generalizzato: il Canada – è questo il ragionamento dell’ex governatore di Bank of Canada, potrebbe allinearsi con il progetto di sviluppo attivato da Bruxelles. Anche perché, come ha spiegato il primo ministro, in questo momento “su ogni dollaro speso nella Difesa dal Canada, 75 centesimi vanno agli Stati Uniti”.

Insomma, la parola d’ordine è quella di diversificare il mercato anche per la Difesa, esattamente come deve essere fatto nel commercio in questa fase di dazi, contro tariffe e tensioni con gli Stati Uniti.

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