TORONTO – Sono inquietudine, stress e depressione le conseguenze del Covid-19 sulla salute mentale. Sono passati più di due anni dall’inizio della pandemia, eppure, nuovi dati mostrano che quasi un quarto dei canadesi sta ancora avvertendo alti livelli di ansia, con numeri sostanzialmente invariati dal 2020.
Il risultato di due sondaggi diversi, il primo condotto dal Mental Health Research Canada e il secondo da Maru/Matchbox, sono giunti alla medesima conclusione: nonostante dall’inizio della pandemia siano passati oltre due anni il malessere mentale è rimasto allo stesso livello dei primi mesi. Ad esaminare i dati raccolti da Mental Health Research Canada sono stati i ricercatori della University of Waterloo: dallo studio è emerso che il 23% dei canadesi soffre di forte ansia mentre il 15% accusa una grave depressione. “Prima della pandemia, questi livelli erano intorno al quattro o cinque per cento. È un aumento di quattro o cinque volte, quindi è preoccupante”, ha fatto notare Gustavo Betini, dottorando dell’Università di Waterloo, che ha studiato l’impatto del Covid-19 sulla salute mentale a lungo termine.
Betini afferma che è particolarmente allarmante che, anche con alti livelli di vaccinazione e poche restanti restrizioni Covid-19 in Canada, i tassi di ansia e depressione siano cambiati molto poco da quando sono iniziati i sondaggi nell’aprile 2020. “È sorprendente per noi che questi livelli… non siano cambiati dal 2020, quando abbiamo iniziato questo sondaggio. Quindi, andando avanti, questo sarà motivo di preoccupazione – ha detto Betini – una cosa che vediamo molto comunemente è che i giovani stanno lottando un po’ di più rispetto alla popolazione generale. Lo stesso vale per le donne, in particolare quelle con bambini piccoli, gli operatori sanitari e i membri della comunità LGBTQ+”. Una situazione di per sè grave che risulta ancora più seria per coloro che vengono infettati dal virus e sperimentano sintomi di long-Covid. Tra i sintomi più frequenti la Public health agency of Canada (Phac) riporta la stanchezza e, in aggiunta a questa, la “nebbia mentale”, ovvero problemi di memoria e difficoltà a concentrarsi, ma anche la perdita dell’olfatto e del gusto, ansia, depressione e persino disturbi da stress post traumatico.
Il secondo sondaggio, condotto ad aprile da Maru/Matchbox per conto della Canadian Women’s Foundation, ha rilevato che dopo più di due anni dall’inizio del Covid-19, i fattori di stress legati alla pandemia continuano ad avere un impatto sproporzionatamente negativo in particolare sulla salute mentale e sulla carriera delle madri. A dire di aver raggiunto il “breaking point” – ovvero il punto nel quale problemi e difficoltà sembrano diventare insormontabili e potrebbero causare un crollo fisico e psicologico – è il 48% delle mamme rispetto al 39% dei padri.
L’anno scorso, il sondaggio della Foundation ha rilevato che il 46% delle mamme stava raggiungendo il punto di maggiore difficoltà. Il sondaggio del 2021 ha anche scoperto che il 55% delle mamme era preoccupato per la propria salute fisica, rispetto al 67% di quest’anno. “La Canadian Women’s Foundation ha rivisto il sondaggio nazionale di quest’anno e, nonostante le modifiche alle protezioni legate alla pandemia, il sondaggio di aprile 2022 suggerisce che le circostanze non sono migliorate per le donne impegnate a prendersi cura dei figli. Le mamme subiscono un impatto sproporzionato, soprattutto quando si tratta della loro salute e della loro carriera”, emerge dalla ricerca.
Inoltre,il 39% delle mamme afferma di lottare per tenere il passo con il lavoro, un aumento significativo dal 28% nel 2021. Quasi la metà (47%) delle donne con figli ha anche affermato di aver trovato estenuante raggiungere un equilibrio tra lavoro e il prendersi cura dei bambini.
Quando è stato chiesto loro di descrivere come si sentono in questi giorni, un numero maggiore di madri rispetto ai padri, hanno riferito di sentirsi ansiose, tristi e turbate.