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Stipendi, Serie A
seconda solo alla Premier

ROMA – “La Serie A è in crisi, il campionato italiano è destinato a diventare un torneo secondario, di soldi ne girano sempre meno”. Quante volte negli ultimi anni abbiamo sentito queste considerazioni, un triste e desolante de profundis per la Serie A, incapace di reggere il confronto – si diceva – con i petroldollari che inflazionano il calcio di mezza Europa e con gli investimenti di oligarchi russi e multinazionali americane? Senza contare la crisi provocata dal Covid, che ha portato un conto salatissimo anche nel campionato italiano, stadi vuoti e voragini nei bilanci delle società, costrette a inventarsi alchimie contabili e giochi di prestigio nelle trattative – tra prestiti, diritto di riscatto e controriscatto, obbligo di acquisto legato solamente al raggiungimento di determinati risultati sportivi e così via – per poter arrivare a un esercizio di bilancio in ordine.

La realtà, però, è ben diversa da come è stata dipinta e la conferma arriva da un rapporto pubblicato ieri dalla OLGB nel quale sono presi in esame gli stipendi dei calciatori delle prime divisioni dei principali Paesi.

Stando ai risultati di questo studio, la Serie A è seconda solamente alla Premier League inglese nella retribuzione complessiva dei calciatori tesserati, superando abbondantemente anche la Liga spagnola, la Bundesliga tedesca e la Ligue 1 francese.

Secondo il rapporto della OLGB, il totale degli stipendi dei calciatori della Premier League è di circa 2,3 miliardi di dollari, mentre in Serie A il monte ingaggi sfiora 1,7 miliardi. Sul podio si classifica la Liga, con 1,45 miliardi, seguita dalla Bundesliga a 1,12 miliardi e dalla Ligue 1, ferma a 856 milioni di dollari.

Nella premier inglese sono numerose le squadre che garantiscono stipendi monstre ai giocatori: Manchester City, Manchester United, Chelsea, Liverpool, Tottenham, Arsenal sono solo la punta dell’iceberg, visto che anche squadre di metà classifica – come Everton, West Ham, Leicester – possono permettersi ingaggi faraonici.

In Serie A troviamo numerose società che, seppur nella crisi generalizzata, garantiscono ingaggi di un certo peso: Juve, Milan, Inter, Roma, Lazio, Napoli ma anche Atalanta e Fiorentina. In Spagna sono solo tre le squadre super spendaccione: Real, Barcellona e Atletico Madrid. Casi a parte sono la Francia e la Germania: qui troviamo due squadre che spendono senza limiti – il PSG di Messi e il Bayern Monaco – mentre tutte le altre formazioni stanno attente ai bilanci.

Per quanto riguarda le retribuzioni, un calciatore di Serie A guadagna in media 842mila dollari all’anno, cifra che sale a 1,6 milioni in Premier League.

Certo, siamo lontani anni luce dagli sfarzi degli anni Novanta, quando la Serie A elargiva ingaggi stratosferici e i team italiani dominavano in tutte le competizioni europee. Allo stesso tempo, però, bisogna tenere conto di altri elementi. Il calcio, inteso come movimento nel suo complesso, continua a crescere nel Belpaese.

Il trionfo all’Europeo farà da volano a nuovi investimenti, mentre sembra essere generalizzata la volontà dei principali club italiani di puntare sui settori giovanili e sui talenti italiani: una ricetta questa che potrebbe portare al rilancio della Serie A e dei suoi team principali, pronti a confrontarsi ancora una volta in Champions e in Europa League.

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