Sport

Berrettini s’inchina a Djokovic,
re di Wimbledon

LONDRA – Quando giochi contro una leggenda vivente, spesso c’è ben poco da fare. Eppure Matteo Berrettini ci ha fatto sognare, almeno per un intero set durato settanta minuti. Quanti sono occorsi al numero uno d’Italia e numero 8 del mondo – ossia il 25enne tennista romano, allenato da Vincenzo Santopadre – per aggiudicarsi la prima frazione di gioco davanti al pubblico delle grandi occasioni, quello della finale di Wimbledon. E sì perché Matteo Berrettini – che solo tre settimane fa si era aggiudicato il torneo del Queen’s, sempre sull’erba della capitale britannica – in finale ci è arrivato con grande diritto, primo italiano di sempre a conquistare l’ultimo atto del torneo di Wimbledon, fondato nel lontano 1877.

Matteo era arrivato alla finale contro un gigante, una leggenda vivente del tennis – come detto sopra – il serbo Novak Djokovic, oggi indiscusso numero uno del mondo. Eppure Berrettini, che con Nole (uno dei suoi soprannomi, ndr) i primi due precedenti li aveva entrambi perduti, è entrato nello stadio centrale dell’ All England Lawn Tennis and Croquet Club senza timori reverenziali, ma pronto invece a dar battaglia al campione serbo, uno dei più forti di sempre di questo sport.

Berrettini, quest’anno nella sua forma migliore, ha come sempre bombardato l’avversario col servizio di cui dispone, capace di raggiungere i 235kmh, e con altrettanto potenti colpi di dritto da fondo campo, a spazzar le righe come si suol dire. E Djoker (altro soprannome del serbo, ndr) quelle “bombe” di Berrettini le ha sofferte eccome, specie nel primo set. Il forte tennista romano, dal fisico imponente, è così riuscito a strappare al serbo il primo set col punteggio di 7-6, al tie-break.

Il pubblico del centrale londinese – tra cui molti tifosi italiani in maglia azzurra (le bandiere sono vietate a Wimbledon, ndr) – si andava via via riscaldando ed emozionando per il gioco espresso dal giovane romano pieno di talento. Ma Matteo ha per così dire “morso il gigante”, che si è così risvegliato. Dall’inizio del secondo la musica è cambiata, ed il campione serbo – che sino a ieri aveva vinto ben 84 tornei dell’ATP, tra cui 19 del circuito Slam – ha cominciato a macinare il suo gioco in modo incessante e puntuale, sia da fondo campo che a rete.

5-1 il severo parziale per Djokovic, nella seconda frazione. Rimonta parziale del tennista romano, che s’inerpica sino al 5-4, ma deve cedere le armi al successivo turno di servizio del serbo. Djokovic così pareggia il conto con l’azzurro ed anche il terzo set inizia sulla falsa riga dei precedenti: grande equilbrio tra i due ed alcuni scambi davvero straordinari, degni di cotanta platea internazionale.

Ma la superba maestrìa di Nole ha preso via via terreno e per un pur eccellente Berrettini (già miglior italiano di sempre sull’erba, con due tornei conquistati, ndr), sebbene fosse ancora in grado di alternare potenza dei colpi a deliziosi tocchi sotto rete, è iniziata l’inevitabile parabola discendente dell’incontro. Il pubblico ha provato a trascinare l’azzurro verso l’impossibile, ma con questo Djokovic era come scalare l’Everest.

Il serbo ha così vinto il suo sesto torneo di Wimbledon – col punteggio finale di 6-7, 6-4, 6-4, 6-3 – ed il ventesimo torneo del circuito Slam, andando così a pareggiare le vittorie di Roger Federer e Rafael Nadal.

Quest’anno, se vincerà anche gli US Open a settembre, potrà aggiudicarsi il ‘Grande Slam’, impresa riuscita per ultimo a Rod Laver nel 1969.

A Matteo Berrettini vanno i nostri più sentiti complimenti e la certezza che il futuro è dalla sua parte.

More Articles by the Same Author: