FERIDHOO (Maldive) – Ars gratia artis, ma non sempre è così. Perché a volte l’arte ce l’ha uno scopo, un’utilità pratica. E non stiamo parlando di un messaggio politico-sociale, oppure morale. Ma di un obiettivo concreto, pratico.
È il caso di “Coral Sonic Resilience”, la nuova opera-progetto di Marco Barotti, artista multimediale italiano con residenza a Berlino, in Germania, ma in realtà operativo ovunque sia possibile fare arte fuori da ogni schema e canone e dovunque sia utile portare in scena una qualsiasi metafora dell’impatto antropogenico sulla Terra, per rendere le persone consapevoli delle questioni ambientali e sociali.
“Coral Sonic Resilience” riesce, appunto, a conciliare l’arte fine a sé stessa con l’arte socialmente utile e qualcosa di ancora più concreto: la scienza. Come? Sfruttando il suono per ripristinare gli ecosistemi marini, attraverso una serie di sculture sonore stampate in 3D e l’energia solare. Un progetto (artistico) di ecologia acustica, sostanzialmente, con uno scopo pratico: dare nuova vita alle barriere coralline.
“Le barriere coralline – spiega lo stesso Barotti – non sono solo meraviglie estetiche, ma ecosistemi fondamentali che sostengono la biodiversità marina. Vivono di suono, lo scoppiettio dei gamberi, il chiacchiericcio dei pesci ed altri rumori naturali della barriera corallina creano una sinfonia sottomarina unica. Tuttavia, gravi minacce, fra le quali l’aumento delle temperature del mare, l’inquinamento e le pratiche di pesca non sostenibili, hanno portato ad un esteso sbiancamento dei coralli, lasciando il fondale oceanico nel silenzio”. Va riaccesa la “musica”, insomma. Ed ecco che in questo progetto, Barotti – che ha studiato alla Siena Jazz Academy – esplora le potenzialità della stimolazione sonora con un impatto ambientale diretto: il progetto, radicato nei principi dell’ecologia acustica, esplora come i paesaggi sonori delle barriere coralline sane possano aiutare nel ripristino della barriera. Sott’acqua, alcune sculture sonore riproducono i suoni delle barriere coralline in buona salute per attrarre pesci e larve di corallo. Le sculture, realizzate in ceramica e carbonato di calcio, forniscono un potenziale substrato per l’attaccamento e la crescita dei coralli, nonché per l’insediamento della vita marina. Pertanto, fungono sia da habitat che da fonte sonora, con l’obiettivo di riportare la vita nelle barriere coralline danneggiate.
Sintetizzando: il progetto esplora le possibilità di guarigione in natura utilizzando il suono. Fantascienza? Niente affatto. Barotti è stato ispirato da un articolo scientifico pubblicato dal biologo marino Timothy Lamont della Lancaster University. Il dottor Lamont, che ora è il mentore dell’operazione, ha applicato un metodo chiamato “Acoustic Enrichment” nel 2022: e gli studi hanno dimostrato che l’amplificazione sonora delle barriere coralline sane non solo attrae la vita marina verso le barriere coralline danneggiate, ma aiuta potenzialmente a ripristinare gli ecosistemi degradati…
Ma andiamo con ordine e facciamo un passo indietro per capire meglio la genesi dell’opera.
Barotti, com’è nata l’idea delle sculture sonore sottomarine?
“Nel 2023 ho sviluppato un’opera d’arte intitolata ‘Corals’ in collaborazione con la Technische Universität e la Science Gallery Berlin, in particolare con ‘BIfold’, il centro di ricerca per Big Data e Machine Learning. Per questo pezzo, abbiamo lavorato con set di dati di Noaa, Copernicus e Nasa per creare ciò che chiamo ‘Techno Shamans’, algoritmi addestrati sulla musica sciamanica della Corea del Sud, del Sud America e del Giappone. L’obiettivo era quello di generare rituali di guarigione speculativi per le barriere coralline globali attraverso l’opera d’arte. Durante la mia ricerca, ho scoperto i ricchi paesaggi sonori delle barriere coralline sane, ambienti sonori cosmici, calmanti e sorprendentemente giocosi. Mentre mi immergevo nell’ecologia acustica, mi sono reso conto che un biologo marino, il professor Timothy Lamont della Lancaster University, stava applicando attivamente, attraverso la scienza, ciò che la mia opera d’arte concettuale e speculativa cercava di esplorare metaforicamente. La sua ricerca è diventata l’ispirazione per la mia opera”.
A quel punto, Barotti ha iniziato a ricercare l’ecologia acustica ed esplorare le possibilità di stampa 3D utilizzando materiali di origine biologica come la ceramica ed il carbonato di calcio, entrambi compatibili con le barriere coralline e che riflettono la composizione naturale dei coralli. Ha creato una serie di sculture sottomarine ispirate alle forme ed alle strutture di diverse specie di coralli, progettate per invitare la vita marina a stabilirsi e crescere lì, alimentate in modo sostenibile da una stazione di energia solare galleggiante personalizzata (“Buoy”: nella foto qui sotto).
Dove e come ha registrato i suoni da riprodurre sott’acqua?
“I suoni sono stati registrati nei reef in salute intorno a Feridhoo Island, alle Maldive, tramite idrofoni posizionati direttamente nei reef e recuperati dopo 48-96 ore. Successivamente, le registrazioni sono state analizzate e ripulite dalle interferenze causate da barche e da altri elementi esterni all’ecosistema. Ho quindi creato un file audio della durata di 24 ore, rispettando il naturale ciclo giornaliero dell’ambiente marino. La traccia audio è stata poi caricata nel sistema sonoro installato all’interno della boa e diffusa attraverso altoparlanti subacquei”.
Le sculture sonore sono state installate per i test su una barriera corallina proprio vicino all’Isola di Feridhoo nel dicembre del 2024. L’installazione finale delle sculture sonore è prevista per il prossimo luglio, con otto siti di prova, quattro con suono e quattro senza suono, per il confronto. Timothy Lamont monitorerà quindi l’abbondanza di pesci di ritorno, la crescita dei coralli e l’impatto complessivo dei suoni sull’ambiente sottomarino per quattro mesi. E tutti i dati raccolti saranno analizzati per valutare l’efficacia di “Acoustic Enrichment”.
Ad ulteriore riprova della scientificità dell’opera, al progetto collabora anche l’Università di Padova: il professor Marco Patruno ed il dottor Antonio Beggiato, del Dipartimento di Biomedicina Comparata e Scienze dell’Alimentazione (BCA) diretto dal professor Luca Bargelloni, supervisioneranno la nursery dei coralli e l’analisi dei dati dopo l’installazione delle sculture. C’è inoltre in atto anche una collaborazione con Maldives National University, Coral Restoration Project Feridhoo e Feridhoo Island Council e sono in fase di studio ulteriori collaborazioni con l’Università di Bicocca a Milano, il Marine Research and Higher Education Center Maldive (MaHRE), la National University of Singapore (NUS) e Marevivo in Italia. I partner tecnici Wasp, Alles Blinkt, More Lab Politecnico, Electro-voice, Ambient Recording e GroupGets; infine, il progetto è sostenuto da Relaxound (www.relaxound.com), Senatsverwaltung für Kultur und Gesellschaftlichen Zusammenhalt e C-TAKT.
Oltre ai suoi obiettivi ambientali, “Coral Sonic Resilience” si evolverà in un’opera d’arte audiovisiva subacquea con mostre in tutto il mondo nel 2026 per sensibilizzare sulla conservazione marina ed ispirare l’azione attraverso il potere combinato di arte e scienza. L’arte da sola non potrà salvare il mondo, ma con lo “zampino” della scienza, magari…
Marco Barotti parla il nuovo linguaggio artistico dell’era post-futurista
BERLINO – Marco Barotti (nella foto), toscano, classe 1979, è un artista multimediale. Dopo gli studi musicali alla Siena Jazz Academy, ha iniziato a fondere il suono con l’arte visiva.
Il suo lavoro è guidato dal desiderio di inventare un linguaggio artistico in cui un’era post-futurista immaginaria si esprime attraverso interventi sonori cinetici in ambienti naturali e/o urbani. Le sue installazioni fondono tecnologia audio, oggetti di consumo e rifiuti in sculture in movimento innescate interamente dal suono. L’obiettivo principale del suo lavoro è creare un “ecosistema tecnologico” che gioca con le somiglianze con animali e piante. Queste opere d’arte servono come metafora dell’impatto antropogenico sul pianeta e mirano a rendere le persone consapevoli delle questioni ambientali e sociali.
I suoi lavori sono stati esposti a livello internazionale presso la Gwangju Biennale (Gwangju), Ars Electronica (Linz), Saatchi Gallery (Londra), Science Gallery (Melbourne), New Media Gallery (Vancouver), Futurium (Berlino), Fact (Liverpool), Wro Art Center (Breslavia), Picknick (Seul), Isea (Montreal), ARCAM Architecture Center (Amsterdam), silent green (Berlino), Dutch Design Week (Eindhoven), NTU (Singapore), Stuk (Lovanio), Kikk Festival (Namur), Zer01ne (Seul), Emaf (Osnabrück), Lisboa Soa (Lisbona), La Boral (Gijón), New Holland Island e Sevkabel Port (San Pietroburgo).
Barotti ha ricevuto l’NTU Global Digital Art Prize (Clams), il Tesla Award (Swans) e il Dulux Colour Award (Sound Of Light). Le sue opere sono state sovvenzionate da S+T+ARTS, Stiftung Kunstfonds, Emap / Emare, bbk e Music Board Berlin.
Ulteriori informazioni su Marco Barotti e la sua attività artistica sono sul sito https://www.marcobarotti.com/
Marzio Pelù
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