Canada

Regna l’incertezza, i tassi d’interesse restano invariati

TORONTO – Dopo sette tagli consecutivi, i tassi d’interesse sono rimasti invariati. La decisione, annunciata ieri dal governatore di Bank of Canada Tiff Macklem, era stata ampiamente prevista da buona parte degli economisti: una sorta di scelta obbligata visto il clima di immensa incertezza provocato dalla guerra commerciale in atto con gli Stati Uniti. La Banca Centrale canadese quindi decide che i questa fase la parola d’ordine deve essere solo una: prudenza.

Viene quindi messo uno stop alla politica monetaria di progressivo abbassamento del tasso di sconto avviata nell’aprile del 2024, quando i tassi d’interesse si trovavano a quota 5 per cento. Da quel momento Bank of Canada ha proceduto a sette tagli consecutivi del costo del denaro, dopo che la politica monetaria della stessa Banca Centrale era stata in grado di abbattere e riportare sotto controllo l’inflazione. Ma negli ultimi due mesi è emerso un fattore esterno – la presenza alla Casa Bianca di Donald Trump – che sta avendo e avrà delle conseguenze molto rilevanti anche a nel nostro Paese.

“Il drammatico cambiamento protezionistico nella politica commerciale degli Stati Uniti – ha dichiarato ieri Macklem – e il caos degli ultimi mesi hanno aumentato l’incertezza, turbato i mercati finanziari, diminuito le prospettive di crescita globale e aumentato le aspettative di inflazione”.

“Il futuro non è più chiaro. Non sappiamo ancora quali tariffe verranno imposte, se saranno ridotte o intensificate, o quanto durerà tutto questo”.

La Banca del Canada aumenta il tasso di riferimento quando i banchieri centrali temono che l’inflazione possa accelerare e lo abbassa quando i responsabili politici vogliono stimolare la crescita dell’economia. Ma entrambi gli scenari sono in gioco in questo momento in mezzo a quella che Macklem ha definito “notevole incertezza” legata alla campagna tariffaria globale degli Stati Uniti. “Abbiamo deciso di mantenere invariato il nostro tasso di riferimento man mano che aumentiamo l’inflazione sia sul percorso da seguire per i dazi statunitensi che sui loro impatti”, ha detto Macklem.

La Banca Centrale ha fatto un paio di previsioni economiche insieme alla decisione sui tassi.

La prima vedrebbe una rapida risoluzione della crisi dei dazi con l’economia in stallo, ma con danni limitati. L’inflazione scenderebbe all’1,5 per cento per la maggior parte dell’anno, soprattutto grazie all’eliminazione della carbon tax sui consumatori, prima di risalire all’obiettivo del 2 per cento.

L’altra previsione prevede una guerra commerciale globale più prolungata che manderà il Canada in una recessione di un anno. Questo scenario presuppone che gli Stati Uniti impongano tariffe del 12% su tutte le merci canadesi, con un aumento del 25% sui veicoli a motore e sui componenti e un’altra tassa di importazione del 25% applicata a livello globale; Anche il Canada risponde qui con tariffe simili su una selezione di merci statunitensi. Il Prodotto interno lordo reale canadese si contrarrebbe per quattro trimestri consecutivi, con un calo medio dell’1,2%, e i dazi statunitensi “riducono in modo permanente la produzione potenziale del Canada e il suo tenore di vita”. Questo risultato vede anche l’inflazione aumentare vertiginosamente, superando il tre per cento nel 2026.

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