Il Commento

Problemi del Medio Oriente in casa nostra

TORONTO – L’ultimo appello all’azione lanciato dal Centro per Israele e gli Affari Ebraici (CIJA) (“Questa mozione deve essere fermata” This Week in Canadian Jewish Advocacy, www.cija.ca) è un altro segnale che Israele sta perdendo la guerra delle pubbliche relazioni in Gaza, e che la diaspora ebraica potrebbe esserne la vittima più significativa. Con poche eccezioni isolate, prima dell’8 ottobre 2023, la diaspora poteva contare sul sostegno praticamente incondizionato della società occidentale allo Stato di Israele in quanto Stato ebraico. Da allora gli eventi hanno messo alla prova quel “legame”.

Le pressioni stanno emergendo nella politica interna di Paesi lontani dal medioriente come il Canada. Queste “tensioni” si stanno concretizzando in manifestazioni i cui obiettivi sono solo lontanamente legati a temi di preoccupazione immediata. La frequenza dei loro eventi dirompenti, il numero dei partecipanti quando “si presentano” e l’acrimonia che trasudano mettono a nudo le differenze interreligiose e interculturali. Una conseguenza è che c’è stata una graduale “conversione di quelle differenze in atteggiamenti ostili” nei confronti dei loro vicini qui in Ontario e altrove in Canada.

Le “fobie” stanno ora sostituendo i valori del nostro decantato multiculturalismo. Addio politiche di diversità, equità e inclusione. Sembra che dobbiamo essere anti-[qualcosa] per essere attuali. Benvenuti, islamofobia, antisemitismo, anticattolicesimo e, come abbiamo visto alla vigilia della visita di Giorgia Meloni in Italia, italofobia – alimentata nientemeno che dall’emittente canadese di riferimento, la CBC.

Secondo il Corriere Canadese, la “guerra di propaganda” tra la CIJA e la sua controparte palestinese (CJPME) Canadians for Justice and Peace in the Middle East, https://www.cjpme.org, è una deplorevole dimostrazione del deterioramento della pace sociale che era diventata una caratteristica della nostra identità nazionale. Indipendentemente dalla nostra visione di ciò che dovrebbe o non dovrebbe accadere in Medio Oriente, questa “guerra” tra due elementi della nostra società contemporanea è distruttiva e inutile per chiunque, a meno che non si faccia parte di un partito politico canadese che potrebbe essersi trasformato in veicolo di protesta esclusivamente per l’uno o per l’altro.

Domenica abbiamo ricevuto una nota sia dal CIJA che dal CJPME informandoci che, lunedì 18 marzo, quando la Camera dei Comuni riprenderà la sua seduta, l’NPD federale presenterà una mozione per il dibattito e l’approvazione che, se approvata, porterebbe al “riconoscimento immediato e unilaterale di uno Stato palestinese” da parte del Canada. Il Corriere ne tratterà i contenuti in articoli separati. Per ora è sufficiente aggiungere che la proposta di legge dovrebbe suscitare preoccupazione, per due ragioni.

In primo luogo, si tratta di uno stratagemma politico cinico, divisivo e opportunistico che allude a risultati desiderati che sono puramente punitivi. In secondo luogo, il leader dell’NDP è alleato del capo del governo, il primo ministro J. Trudeau. I rispettivi leader della Camera hanno dovuto negoziare per inserire questa mozione del NDP nell’agenda della Camera per la prossima settimana.

Ecco l’unica caratteristica salvifica: in quanto “mozione di opposizione”, la proposta ha praticamente zero possibilità di passaggio. Anche se riceve l’approvazione dopo la seconda lettura, deve superare gli ostacoli dei dibattiti in Commissione, della terza lettura alla Camera, del rinvio e dell’approvazione secondo le procedure del Senato prima di poter diventare idonea alla Proclamazione in Legge. Anche in questo caso, il governo non ha alcun obbligo di adottarla.

Sembra un gioco politico miope e mal concepito. E a quale scopo?

In alto, i due “banner” di CJPME e CIJA dai rispettivi siti internet

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