Canada

Pressing del Bloc sulle pensioni minime, Ndp pari ai liberali: prima volta in 9 anni

TORONTO – Bloc Quebecois in pressing sul governo sul fronte pensioni. Ieri Yves-Francois Blanchet (nella foto sopra), durante la giornata parlamentare dedicata alle opposizioni, ha presentato una mozione che ricalca per filo e per segno la proposta che il Bloc ha fatto al primo ministro come conditio sine qua non per il sostegno all’esecutivo sull’Old Age Security (OAS). Nel documento si chiede esplicitamente a Justin Trudeau di rimettere le mani sulla recente riforma previdenziale per garantire gli aumenti delle pensioni minime anche per i pensionati dai 65 ai 74 anni.

Questi aumenti, per volere dell’esecutivo grit, in questo momento sono stati garantiti solamente per i pensionati con più di 75 anni. Stando ai calcoli effettuati dal Parliamentary Budget Officer (PBO) se il governo dovesse attuare la misura richiesta da Blanchet dovrebbe spendere ulteriori 16 miliardi di dollari.

Un conto salatissimo, quindi, quello presentato dal leader autonomista, che nei giorni scorsi ha anche fissato una scadenza precisa per Trudeau: il primo ministro deve decidere se avvallare o meno le richieste del Bloc entro e non oltre il 29 ottobre, altrimenti Blanchet presenterà una mozione di sfiducia per far cadere il governo. Per ora Trudeau ha preferito non scoprire le proprie carte: da un lato non ha preso una posizione ufficiale, dall’altro ha dato mandato al suo capogruppo alla Camera di esplorare la fattibilità di un eventuale accordo con il Bloc Quebecois.

Mentre il primo ministro deve capire quale sia la migliore direzione da prendere per poter continuare ad evitare il tanto temuto voto anticipato, l’ennesimo sondaggio – questa volta dalle Nanos – certifica lo stato di crisi assoluta per il Partito Liberale.

Secondo l’indagine demoscopica presentata ieri, infatti, per la prima volta dal 2015 l’Ndp ha raggiunto i liberali nelle intenzioni di voto: entrambi i partiti, infatti, se si votasse in questo momento sarebbero appaiati al 22 per cento, lontanissimi dal Partito Conservatore di Pierre Poilievre che viaggia attorno al 42 per cento, con un distacco di 20 punti percentuali.

Si verifica così quel tanto temuto effetto tenaglia per il primo ministro, che si vede rosicchiare fette di consenso non solo a destra, ma anche a sinistra e questo in numerosi distretti dove i liberali non sono ancora tagliati fuori.

Secondo Nanos, inoltre, la popolarità del primo ministro è in picchiata. Alla precisa domanda riguardo il miglior possibile primo ministro, il 35,1 per cento degli intervistati ha risposto Poilievre, mentre solamente il 19,4 per cento del campione ha indicato Trudeau. A seguire, Jagmeet Singh (18,5 per cento)), la verde Elizabeth May (5,3 per cento)) e Maxime Bernier del People’s Party (1,7 per cento)).

Significativo anche il focus del sondaggio su quelli che sono i maggiori temi sentiti dall’elettorato in vista del futuro appuntamento alle urne. A farla da padrone è l’economia e il lavoro, indicati dagli intervistati come il principale problema a cui trovare risposte politiche.

A seguire, la crisi abitativa e il costo delle case (12,2 per cento), l’inflazione e il costo della vita (11,7 per cento), quindi l’immigrazione, la sanità e l’ambiente.

Non sorprende quindi che gli attacchi di Poilievre verso Trudeau, come confermato dalle due mozioni di sfiducia presentate dal leader conservatore nel giro di una settimana, si basino proprio sulle difficoltà economiche dei canadesi, delle quali Poilievre indica nel primo ministro il principale responsabile.

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