Canada

Parlamentari collusi, il nodo passa alla commissione Hogue

TORONTO – Nuovo capitolo della spinosa vicenda relativa alle interferenze straniere in Canada. Toccherà infatti all’inchiesta pubblica guidata dalla giudice Marie-Josée Hogue fare luce sul sospetto – lanciato da un rapporto della commissione parlamentare sulla Sicurezza Nazionale e l’Intelligence ((NSICOP)- che un gruppo di deputati e senatori canadese abbia agito più o meno consapevolmente a favore di potenze straniere. Un’ombra, quella sollevata dal documento, che ha focalizzato il dibattito politico canadese nelle ultime settimane, con tutte le possibili implicazioni, con il governo impegnato nell’approvazione di un progetto di legge che porterebbe al giro di vite e con le opposizioni sul piede di guerra.

“La Commissione – si legge in un comunicato stampa ufficiale – prende atto della decisione del governo di ricorrere al processo di una commissione d’inchiesta indipendente per far luce sui fatti”.

La scorsa settimana, la Camera dei Comuni ha appoggiato una mozione del Bloc Québécois per l’inchiesta che indaga sul rapporto del NSICOP. Il comitato dei parlamentari ha “esaminato le informazioni” raccolte tra il 1° settembre 2018 e il 15 marzo di quest’anno. Secondo quanto deciso dall’esecutivo, non ci sarà bisogno di ampliare il mandato della giudice Hogue perché gli attuali termini di riferimento le consentono di approfondire le accuse, aggiungendo di avere accesso a tutti i 4.000 documenti, per un totale di 33.000 pagine, esaminati da NSICOP “su cui ha basato le sue conclusioni”.

“Alcuni passaggi di questo rapporto speciale del NSICOP suggeriscono che alcuni parlamentari canadesi potrebbero aver partecipato, consapevolmente o inconsapevolmente, ad atti di interferenza straniera. Questi passaggi hanno sollevato preoccupazioni e provocato accesi scambi tra i parlamentari e i media”.

Ma molte delle accuse delineate nel rapporto NSICOP non sono emerse durante le audizioni pubbliche dell’inchiesta il mese scorso, che hanno dettagliato “eventi preoccupanti” nelle ultime due elezioni.

Nel frattempo continua anche la polemica tra i vari leader di partito. In un’apparente frecciatina al leader dell’Ndp Jagmeet Singh, il primo ministro Justin Trudeau invita i canadesi a diffidare dai leader politici che affermano che i loro partiti non sono stati compromessi da interferenze straniere.

La scorsa settimana – dopo aver letto la versione classificata e non redatta del rapporto del Comitato per la Sicurezza Nazionale e l’Intelligence dei Parlamentari) – Singh ha suggerito ai giornalisti che non doveva preoccuparsi dei membri del suo caucus.

Trudeau ha messo in dubbio questa affermazione. “Non sapevo che Jagmeet avesse detto una cosa del genere”, ha detto il primo ministro dopo una pausa. “Diffiderei di qualsiasi leader di partito che traesse qualsiasi tipo di conclusione del genere”.

Trudeau non si è sbilanciato sull’ipotesi che alcuni membri del suo partito fossero stati nominati nel rapporto NSICOP.

“Sto insinuando che l’interferenza nei nostri parlamentari va oltre le linee di partito, da molte fonti diverse, e dobbiamo assicurarci che prima di accusare qualcuno di qualsiasi partito su qualsiasi cosa, ci siano controlli davvero importanti da affrontare”.

Un portavoce dell’Ndp ha risposto che Trudeau dovrebbe dare a Singh qualsiasi informazione che suggerisca che i parlamentari neodemocratici abbiano lavorato con agenti stranieri.

“Se il primo ministro ha informazioni secondo cui qualcuno nel nostro caucus ha consapevolmente lavorato per un governo straniero contro gli interessi canadesi, dovrebbe parlarne con il nostro leader. Nessuna informazione del genere ci è stata fornita”, ha detto Alana Cahill, direttore delle comunicazioni dell’Ndp.

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