Calcio

“Paolo Rossi un grande, Maradona il genio” 

TORONTO – Questo terribile anno 2020, che finalmente sta per finire, ci ha portato via due grandissimi interpreti del calcio giocato: Diego Armando Maradona e Paolo Rossi. Tutti noi abbiamo ricordi indelebili che ci legano a questi due campioni, i quali – in modi diversi – hanno scritto la storia dello sport più amato al mondo. Ma li abbiamo ammirati, con le loro gesta, in alcune occasioni allo stadio o assai più spesso solo in televisione.

Chi invece ha avuto il privilegio di poter giocare con entrambi – seppur in amichevole ed in distinte occasioni – è stato Carmine Marcantonio, nazionale canadese e centrocampista con i Toronto Italia, con i Montreal Manic e con i New York Cosmos di Pelè, Beckenbauer, Neeskens e Giorgio Chinaglia.

Abbiamo chiesto a Marcantonio – in esclusiva per il Corriere Canadese – di rievocare la sua personale esperienza avuta con questi due grandi campioni, da poco scomparsi.

Marcantonio, qual è il suo ricordo di Maradona?
“Con Maradona ci siamo incontrati il 28 maggio del 1984 al Giant Stadium di New York, in una amichevole tra i Cosmos in cui giocavo io ed il Barcellona in cui militava Diego. Vincemmo noi per 5-3, davanti a 38mila spettatori. Alcune settimane dopo (il 5 luglio 1984, ndr) sarebbe avvenuto il passaggio di Diego al Napoli. Ho conosciuto personalmente suo fratello minore Hugo, detto Lalo, quando giocava con la Toronto Italia nel 1999. Lalo mi ha sempre detto che Diego era una persona molto semplice e generosa nella sua indole. Purtroppo la troppa notorietà, i media e la droga gli avevano cambiato la vita ed era entrato in un tunnel senza luce. Maradona non ha mai avuto una vera guida per indirizzarlo sulla retta via. Sul campo Diego volava, come se il pallone fosse una estensione del suo magico piede sinistro. Nessuno mai è stato come lui. Un genio. Il più grande di tutti i tempi in quanto a talento donatogli dalla natura. Pelè è quello che si avvicina di più al talento naturale della leggenda e il talento divino che aveva Diego”.

E del suo incontro con Paolo Rossi, cosa può raccontarci?
“Con Paolo Rossi ho avuto modo di giocare in amichevole, sul sintetico dello stadio SkyDome (oggi Rogers Centre, ndr) a Toronto, nel 1989. Eravamo in campo noi ex nazionali del Canada contro il resto del mondo, un paio di anni dopo che Pablito aveva detto addio al calcio giocato. Per noi italiani, Paolo Rossi è forse stato il più grande attaccante del dopoguerra, con i suoi 6 gol che permisero all’Italia di vincere forse il più grande Mondiale (quello di Spagna 1982, ndr) dei 4 vinti, perché inatteso e contro ogni previsione. Esserci qualificati nella fase finale per miracolo dopo 3 pareggi (Polonia, Perù e Camerun, ndr) ed aver segnato solo due miseri gol in tre partite. Poi sappiamo che ci fu l’apoteosi, con il 2-1 all’Argentina di Maradona e prendemmo quindi il volo con la tripletta di Pablito al mitico Brasile, altri due suoi gol alla Polonia di Lato e Boniek (quel giorno in tribuna, ndr) in semifinale, e la sua sesta rete di quel magico Mundial, in finale, contro la Germania. Paolo, per noi Italiani all’estero e soprattutto in Canada ed a Toronto, ha significato “la festa di tutte le feste”, la felicità di 600.000 persone su St. Clair a manifestare la loro identità, le radici italiche, la felicità suprema che ti porta in cima al Mondo. Paolo Rossi è stato questo: la felicità, semplice e pura, che lui irradiava con ogni suo sorriso. Un sorriso genuino che è stato contagioso per ogni singolo italiano, anche per quelli che avevano seguito solo il Pablito di Argentina ’78 e poi quello a Spagna ’82. Rossi era un ragazzo buono, semplice, a²ettuoso e come grande pregio aveva sempre il sorriso sulla bocca. Era l’italiano pulito, quello che ha studiato catechismo: ogni madre vorrebbe che il proprio figlio lo segua come esempio. Ho poi avuto nuovamente modo di incontrarlo a Toronto, nel 2015, quando fu ospite della Toronto Azzurri peg la raccolta fondi di questo glorioso club. Anche in quella occasione ho potuto apprezzare il sorriso gentile e genuino, l’umiltà, la bontà e la semplicità di una persona squisita che va oltre la leggenda e il mito calcistico”.

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