Ormai è muro contro muro: accordo sempre più lontano
TORONTO – È ormai muro contro muro tra Canada e Usa sul fronte dazi. Dopo lo tsunami provocato dalla campagna pubblicitaria lanciata dal premier dell’Ontario Doug Ford – con il conseguente stop al negoziato ordinato da Donald Trump e l’aggiunta voluta dalla Casa Bianca di un altro dazio del 10 per cento sui prodotti canadesi importati negli Stati Uniti – i rapporti tra i due Paesi si sono nuovamente raffreddati, proprio nel momento in cui l’accordo sembrava a portata di mano.
Ieri il primo ministro Mark Carney ha continuato il suo tour nel Sudeste asiatico con l’obiettivo dichiarato di aprire nuovi mercati commerciali per i prodotti canadesi e di attirare gli investimenti esteri nel nostro Paese. Conclusosi il vertice ASEAN in Malesia, il leader liberale ieri ha raggiunto Singapore, con la tabella di marcia che prevederà nella seconda parte della settimana la partecipazione al Vertice APEC nella Corea del Sud. Il primo ministro cerca quindi di lasciarsi alle spalle le polemiche e con esse anche un certo disappunto per la mossa di Ford che ha fatto precipitare la situazione.
Ora – è questa l’impressione del ristretto entourage del PMO – trovare la quadra è ancora più complicato, anche perché lo stesso inquilino della Casa Bianca all’inizio della settimana ha confermato che non sono previsti nuovi incontri con i rappresentanti del governo di Ottawa. A conferma delle diffiicoltà che stanno vivendo ancora una volta i rapporti tra i due Paesi, ci ha pensato Pete Hoekstra, ambasciatore americano a Ottawa, che ha ribadito come l’amministrazione statunitense abbai preso davvero molto male la campagna pubblicitaria da 75 milioni di dollari lanciata dal governo dell’Ontario nella quale si vede un vecchio intervento dell’ex presidente Ronald Reagan nel quale veniva condannata la politica dei dazi e delle tariffe doganali.
“Abbiamo interrotto i negoziati con il Canada”, ha detto Pete Hoekstra in un discorso programmatico alla Coalition of Concerned Manufacturers and Business Canada. “Non vedo alcun modo che ci sarà un accordo prima del Ringraziamento americano”.
“Non sono sicuro di cosa ci vorrà per riportare le persone al tavolo in modo costruttivo e positivo”, ha aggiunto. Hoekstra ha detto che, pur non facendo parte della squadra negoziale, è in frequente contatto con i funzionari statunitensi che lo sono. “Erano fiduciosi che sarebbe successo prima del Ringraziamento, che avremmo avuto un accordo su acciaio, alluminio, energia, che avrebbe incluso sia il petrolio che l’uranio”, ha detto. “Quindi, ecco dove eravamo giovedì. Secondo i negoziatori, erano stati risolti i principali problemi”.
Ora, con pochissimo tempo tra il Ringraziamento americano e le vacanze di Natale, ha detto Hoekstra, è improbabile che un accordo commerciale con il Canada abbia la priorità fino al nuovo anno.
Parlando più in generale dello stato dei negoziati, Hoekstra ha dato la colpa al Canada per l’inasprimento delle relazioni. Hoekstra ha precedentemente espresso il suo disgusto per quello che ha definito un sentimento “anti-americano” in Canada, e ha indicato come esempi alcune province che rimuovono i liquori statunitensi dagli scaffali dei negozi e i canadesi che sono scoraggiati dal viaggiare a sud del confine. Ha anche ribadito che l’annuncio equivale a un’interferenza straniera, con la Corte Suprema degli Stati Uniti che inizierà ad ascoltare le argomentazioni sulla legalità delle tariffe di Trump il 5 novembre.
In alto, Mark Carney con il primo ministro malesiano Anwar Ibrahim (foto: X – Carney)

