TORONTO – Sempre più ampia la forbice tra i conservatori e liberali. L’istantanea scattata ieri da Leger conferma come il divario tra le due principali forze politiche canadesi si sia ormai chiaramente stabilizzato in doppia cifra, con il Partito Conservatore saldamente al comando nelle intenzioni di voto e con il Partito Liberale, al potere in Canada ininterrottamente dal 2015, destinato a inseguire tra mille difficoltà. Stando al sondaggio, se si votasse in questo momento il partito guidato da Pierre Poilievre raggiungerebbe quota 40 per cento, mentre i liberali di Justin Trudeau non andrebbero oltre il 26 per cento dei consensi.
Non decolla, tutt’altro, l’Ndp di Jagmeet Singh, che continua a vivacchiare al 17 per cento e non che non sembra in grado di capitalizzare a sinistra le difficoltà del Partito Liberale e il crollo del consenso nei confronti del primo ministro. Chi invece guadagna sulla crisi ormai cronica della maggioranza è Poilievre, che sta crescendo anche nel livello di gradimento nell’elettorato del nostro Paese. Secondo Leger, infatti, il leader conservatore sarebbe il miglior primo ministro per il 29 per cento degli intervistati, contro il 19 per cento di Trudeau e il 15 per cento di Singh. Tra gli intervistati, il 14 per cento afferma che nessuno degli attuali leader federali sarebbe in grado di guidare positivamente ed efficacemente il governo di Ottawa.
Gli elettori canadesi – dice l’indagine demoscopica – continuano ad essere estremamente preoccupati per la situazione attuale: crisi abitativa, lacune del sistema sanitario, inflazione alta e tassi d’interesse alle stelle che hanno fatto schizzare i mutui e le altre forme di prestito creditizio. Di fronte a questo problematico contesto, appesantito anche dall’instabile situazione internazionale – invasione russa in Ucraina, guerra in Medioriente tra Israele e Hamas, tensioni tra le due Coree e tra Cina e Taiwan – i canadesi propendo per un cambio netto alla guida del Paese, una nuova agenda politica e la fine, in sostanza, del governo Trudeau, al timone ormai da otto anni.
I numeri in questo caso sono davvero impietosi. Secondo Leger, il 63 per cento dei canadesi boccia senza se e senza ma l’attuale primo ministro.
Nell’indagine demoscopica pubblicata ieri, al campione intervistato è stato anche chiesto un giudizio sulle istituzioni del nostro Paese e il relativo livello di fiducia. Ebbene, il 73 per cento dichiara di fidarsi della polizia, il 69 per cento di Elections Canada – l’agenzia governativa che si occupa di amministrare il processo elettorale – il 66 per cento degli intervistati si fida della Corte Suprema. A seguire, Bank of Canada – nonostante il continuo rialzo del tasso di sconto – si guadagna la fiducia del 57 per cento dei canadesi, le amministrazioni provinciali del 55 per cento, la burocrazia federale del 53 per cento, il 49 per cento delle Nazioni Unite e solo il 45 per cento del campione ripone la propria fiducia sullo Speaker della Camera dei Comuni, un dato questo probabilmente influenzato dalla vicenda che ha portato alle dimissioni di Anthony Rota dopo l’invito alla House of Commons di un veterano nazista.
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