Ontario

Medici dell’Ontario
contro la sanità privata

TORONTO – È atteso oggi l’annuncio del governo dell’Ontario sul fronte sanità. Non si conoscono molti dettagli ma quel che si sa per certo è che il governo ha deciso di virare verso la privatizzazione. Una anticipazione, questa, che è stata sufficiente per alimentare preoccupazioni di ogni sorta. Dai residenti della provincia al College of Physicians and Surgeons of Ontario che ha già lanciato l’allarme: la carenza di personale ospedaliero sarà esacerbata e i tempi di attesa per le cure urgenti aumenteranno se il governo Ford espanderà l’uso di cliniche private nel bel mezzo di un arretrato chirurgico causato dal Covid-19.

Non sarà tutto rose e fiori come Ford ha cercato di far credere mercoledì scorso quando ha detto ai giornalisti che la provincia ha bisogno di “centri indipendenti” per “alleggerire l’arretrato degli ospedali”, avverte il College dei medici. Ford, manifestando una certa sicurezza, ha detto che i centri non sottrarranno risorse agli ospedali perché saranno gestiti dagli “stessi medici nel loro tempo libero” ma la direttrice e ceo del College of Physicians and Surgeons of Ontario Nancy Whitmore ha avvertito che “qualsiasi espansione dell’uso di centri chirurgici privati creerebbe sfide per gli ospedali che stanno già lottando per tenere il passo con l’aumento dei volumi di pazienti”. “Molti mesi fa, siamo stati consultati e abbiamo condiviso la nostra opinione secondo cui i centri chirurgici autonomi devono essere collegati al sistema ospedaliero per garantire la continuità delle cure e la sicurezza dei pazienti. Abbiamo anche fatto presente che secondo noi questa non sarebbe stata la soluzione alla crisi sanitaria e avrebbe aggravato ulteriormente la nostra carenza di risorse umane sanitarie e aumentato ulteriormente i tempi di attesa per le cure ospedaliere più urgenti – ha affermato – di recente non siamo stati consultati e non siamo stati informati che questo era stato annunciato o implementato”.

Ci sono già 13 centri chirurgici privati che operano in Ontario, alleggerendo secondo Ford, “il lavoro degli ospedali”. “Alle persone non importa dove devono andare fintanto che possono contare sulle stesse regole e sugli stessi medici di prim’ordine che lavorano negli ospedali”, ha detto il premier.

In passato l’Ontario Medical Association ha sostenuto la creazione di “centri ambulatoriali integrati” affiliati agli ospedali per aiutare ad affrontare l’arretrato chirurgico causato dal Covid-19, che è cresciuto fino a superare un milione di interventi.

La proposta del governo provinciale, secondo l’ex amministratore delegato della University Health Network Bob Bell non è invece da bocciare: la ricerca ha dimostrato, dice, che “condurre interventi chirurgici in centri comunitari appositamente costruiti può aumentare il numero di procedure che possono essere condotte fino al 25%. Ma questi centri dovrebbero comunque essere gestiti dagli ospedali”. “Metà di quello che propongono il premier e il ministro è ottimo. Abbiamo bisogno di trasferire più interventi chirurgici dagli ospedali dell’Ontario a ambulatori comunitari appositamente costruiti – ha affermato il dottor Bell – ma quello che non dovremmo fare è eliminare la chirurgia dal sistema ospedaliero dell’Ontario acclamato a livello internazionale e metterla nelle mani di privati a scopo di lucro. I nostri ospedali sono apprezzati in tutto il mondo per l’eccellenza dei loro risultati. Perché dovremmo perdere tutto questo?”.

È una riforma sanitaria, questa annunciata dal governo Ford, che viene vista con diffidenza. Oggi il governo dovrebbe illustrare meglio cosa accadrà. Nel frattempo, lo spauracchio della sanità che finendo in mano ai privati potrebbe peggiorare ulteriormente, non fa dormire sonni tranquilli.

Nella foto in alto: il premier dell’Ontario, Doug Ford (Twitter – @fordnation)

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