Ontario

Campagna elettorale
col rischio Omicron
e incertezza futura

TORONTO – Mancano cinque mesi al voto provinciale, ma in Ontario la campagna elettorale è già iniziata e prosegue senza sosta. Il governo guidato dal premier Doug Ford negli ultimi giorni ha lasciato spazio al Comitato tecnico scientifico e al Chief Medical Officer Kieran Moore e ha avviato una campagna di annunci a catena che hanno tanto il sapore di promesse elettorali.

Nuovi ospedali – a partire dall’espansione del comprensorio medico di Mississauga, che diverrà il più grande del Canada – nuove casi di cura a lunga degenza, nuove autostrade – tra cui la controversa Highway 413 – nuovi progetti di investimenti pubblici: l’esecutivo sta promettendo una valanga di fondi per iniziative che verranno portate a compimento solamente nel caso in cui l’elettorato dell’Ontario dovesse ancora una volta affidare le chiavi della provincia al leader conservatore.

I sondaggi, per ora, delineano uno scenario politico abbastanza definito e rapporti di forza che si sono cristallizzati con chiarezza. Il Progressive Conservative di Ford sarà il partito da battere alle elezioni di giugno, con l’Ndp di Andrea Horwath e il Partito Liberale di Steven Del Duca costretti a inseguire per riguadagnare il terreno perduto. L’ultima indagine demoscopica realizzata dalla EKOS vede i conservatori saldamente al comando nelle intenzioni di voto a quota 32,8 per cento, seguiti dai liberali al 28,3 e dai neodemocratici al 23,1.

Con questi numeri, però, molto difficilmente il premier sarà in grado di garantirsi una maggioranza assoluta a Queen’s Park e questo spiega il motivo dell’avvio di una campagna elettorale non ufficiale così presto.

Ma è evidente un altro elemento di grande importanza, se si vuole inquadrare meglio la situazione: il voto del 2 giugno 2022 sarà un referendum popolare sulla gestione della pandemia da parte del governo attualmente in carica. Questa dinamica l’abbiamo già vissuta a livello federale nelle elezioni dello scorso settembre, anche se la grande differenza sta nella tempistica del voto.

A livello nazionale il ritorno alle urne è stato deciso dal primo ministro Justin Trudeau, che ha rimesso l’incarico nelle mani della governatrice generale e ha indetto il voto. La campagna elettorale è durata meno di due mesi: in Ontario invece la campagna sarà lunghissima, con tutte le incertezze legate alla pandemia di Covid-19.

Variante Omicron, efficacia dei vaccini, vaccinazione dei bambini, contagi nelle scuole, tenuta del sistema sanitario di fronte al rischio di affollamento delle terapie intensive: queste sono solo le principali zone d’ombra in questa quarta ondata della pandemia ed è evidente come l’incertezza generalizzata avrà un peso significativo durante la campagna elettorale. Rispetto al voto federale, manca – almeno per ora – una frangia politica chiaramente no vax, un ruolo questo, recitato a livello nazionale dal People’s Party di Maxime Bernier.

La galassia no vax, tra anti lockdown e vaccino scettici, rappresenta un bacino di voti non indifferente che nessun partito, fino a questo momento, ha voluto accattivarsi.

Anzi, solamente il governo in carica, in seguito ad alcune decisioni controverse e a presunti ritardi nell’attivare limitazioni e restrizioni anti Covid, è stato accusato di troppa prudenza proprio per un determinato calcolo politico, quello ciò di accaparrarsi i favori di quella fetta della popolazione ancora scettica.

Vedremo nei prossimi mesi se la classe politica provinciale manterrà un atteggiamento coerente, almeno su questo punto.

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