Oleodotto, ancora frizioni: David Eby apre ma poi frena
TORONTO – Non si spegne la polemica sul fronte oleodotto. Se da un lato il primo ministro Mark Carney e la premier dell’Alberta Danielle Smith rivendicano con forza la bontà dell’accordo raggiunto giovedì – un memorandum d’intesa sulla futura costruzione di una pipeline in direzione Ovest – dall’altro il premier della British Columbia David Eby punta i piedi. E lo fa a modo suo: con una apertura e la successiva frenata.
Eby anche nel fine settimana ha criticato con forza non solo il merito dell’accordo, ma anche il metodo con il quale è stato raggiunto. Nella sostanza – è questo il ragionamento del premier della B.C. – la sua provincia pur essendo direttamente interessato non è stata inviata al tavolo della trattativa. Al netto di questo, che comunque ha parecchio infastidito il premier neodemocratico, resta il problema di trovare la quadra in un contesto dove sono molti – forse troppi – gli elementi coinvolti.
L’apertura di Eby, arrivata ieri, riguarda l’ipotesi di avviare una discussione interprovinciale per la costruzione dell’oleodotto. Ma la frenata sembra abbastanza forte da poter chiudere il discorso: la messa al bando delle petroliere – che attualmente non posso attraccare nei porti della B.C. – deve rimanere in vigore. “La mia ansia riguarda questo divieto delle petroliere – ha detto Eby che è la base della licenza sociale per decine di miliardi di dollari di investimenti in B.C.”. Il divieto delle petroliere è stato introdotto nel 2019 e vieta alle petroliere che trasportano oltre 12.500 tonnellate metriche di greggio o petrolio persistente di attraccare, caricare o scaricare nei porti della costa nord della Columbia Britannica.
“Se riusciamo a concordare che il divieto sulle petroliere rimarrà in vigore, allora facciamo queste conversazioni sull’oleodotto,” ha aggiunto in seguito Eby. “Penso che questo renderebbe la vita molto migliore e più facile in British Columbia per quanto riguarda il nostro rapporto con le Firts Nations costiere. Questo sicuramente abbasserebbe la temperatura e forse permetterebbe soluzioni creative.”
Nel memorandum d’intesa, l’Alberta ha accettato di negoziare un accordo sulla tariffazione industriale del carbonio entro aprile 2026 che implementerebbe un prezzo industriale del carbonio con un minimo di 130 dollari per tonnellata. In cambio, i liberali federali hanno accettato di sospendere le normative sull’elettricità pulita nella provincia, di non attuare il tetto alle emissioni di petrolio e gas e, se necessario, di concedere un’esenzione al divieto federale delle petroliere. Carney ha anche chiarito che un nuovo gasdotto avverrà solo se un sostenitore del settore privato si farà avanti.
In vista dell’annuncio del protocollo d’intesa, Eby aveva definito “inaccettabile” che la sua provincia fosse stata esclusa da quelle discussioni.
Secondo il protocollo d’interruzione, vi è un impegno a costruire “uno o più oleodotti costruiti e finanziati dal settore privato, con benefici economici di coproprietà e economici per i Popoli Indigeni” con una “rotta che aumenti l’accesso all’esportazione ai mercati asiatici.” Ma non c’è alcun obbligo esplicito per un gasdotto che attraversi la costa nord della Columbia Britannica.
Eby ha inoltre indicato il recente sostegno del governo della British Columbia a trasferire più petrolio greggio dell’Alberta sulla costa occidentale aumentando la capacità del gasdotto Trans Mountain del 40%, con risultati già nel 2026. “Abbiamo offerto questo all’Alberta per dire che siamo felici di lavorare con te. E dico felice, ma è a denti stretti,” disse Eby.
In alto, un recente incontro Eby-Carney (foto: X – Carney)

