Canada

Nuovo tira e molla sul Pharmacare: l’Ndp minaccia di staccare la spina

TORONTO – Due settimane. È quanto manca al governo federale per presentare in parlamento un progetto di legge sul piano farmaceutico nazionale, la riforma chiesta a gran voce dall’Ndp di Jagmeet Singh e conditio sine qua non del sostegno dei neodemocratici a Justin Trudeau nella House of Commons. La riforma sul Pharmacare è alla base del patto di legislatura siglato nella primavera del 2022 tra i liberali e gli ndippini: l’esecutivo grit si impegnava a varare il provvedimento entro l’1 marzo 2024, in cambio l’Ndp garantiva la sopravvivenza del governo liberale con quei voti necessari alla Camera, visto che Trudeau non può contare su una maggioranza assoluta in parlamento.
Negli ultimi mesi, nonostante il pressing asfissiante di Singh, i liberali hanno continuamente rimandato la stesura del disegno di legge, mentre dal riavvio dei lavori parlamentari dopo la pausa invernale neodemocratici ed esponenti del governo sono impegnanti in una trattativa sulla riforma. Il piano farmaceutico, o meglio la sua mancata presentazione, potrebbe avere delle conseguenze molto gravi per il primo ministro.

Singh ha già fatto sapere nei giorni scorsi che nel caso in cui non venisse rispettata la deadline del primo marzo, salterebbero i presupposti che tengono in piedi il patto di legislatura: tradotto, il governo di minoranza liberale dovrà andare avanti per la sua strada da solo, con il rischio della crisi di governo alla prima occasione utile, cioè alla presentazione del Budget primaverile.

In questi giorni nelle fila dell’Ndp serpeggia un certo scetticismo sul rispetto della tempistica stabilita dai liberali. Anne McGrath, ex direttrice nazionale dell’Ndp promossa recentemente nella segreteria di Singh, fa parte della task force di lavoro deputata al confronto con la controparte liberale.

L’esponente neodemocratica non ha nascosto il suo pessimismo: “Certo – ha dichiarato – è ancora del tutto possibile che i liberali rispettino la tabella di marcia, così come è altrettanto possibile che la proposta che metteranno sul tavolo sia per noi del tutto inaccettabile”.

Non quindi solamente una questione di tempi da rispettare, ma anche di contenuti, con i neodemocratici che premono per un piano ambizioso che garantisca la copertura di una vasta gamma di farmaci e con i liberali che invece, a quanto pare, vorrebbero partire con una versione soft, per poi procedere con una graduale espansione della lista dei medicinali che dovrebbero essere coperti dal governo. In questi giorni, ad esempio, la discussione riguarda anche quali farmaci dovranno essere pagati dai singoli cittadini e quali no: tra questi, le medicine per il diabete e la pillola anticoncezionale.

Dall’altra parte della barricata, invece, si respira un clima di cauto ottimismo. Il ministro della Sanità Mark Holland ha ribadito di essere fiducioso sul rispetto della tempistica stabilita nell’accordo: il governo secondo l’esponente liberale, sarà in grado di depositare il progetto di riforma entro la fine di questo mese. Se questo non dovesse accadere, il rischio di elezioni anticipate diverrebbe concreto.

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