Nativi sul piede di guerra contro Carney e Ford
TORONTO – First Nations di nuovo ai ferri corti con Mark Carney e Doug Ford. I progetti di legge a livello provinciale e federale che faciliterebbero lo sviluppo di numerosi progetti byapassando la fase consultiva e quella di impatto ambientale – o quanto meno velocizzando al massimo le procedure – stanno incontrando una forte resistenza tra gli aborigeni, nonostante che a livello parlamentare i provvedimenti viaggino spediti verso l’approvazione.
Il Building Canada Act voluto dal nuovo primo ministro ha avuto il via libero in commissione, anche grazie all’atteggiamento responsabile delle opposizioni che non hanno fatto barricate ma che, al contrario, hanno contribuito al veloce via libera. Ora il testo torna alla Camera, dove il governo liberale vuole imprimere una nuova accelerata per arrivare ad una approvazione finale il prima possibile. La misura, se dovesse diventare legge, garantirà al governo federale ampia libertà di manovra quando si tratta di identificare e procedere con progetti di sviluppo minerario, di infrastrutture come porti e oleodotti. Questo ovviamente penalizza i poteri negoziali delle First Nations che abitano le zone interessate.
“Siamo di fronte – ha dichiarato Lance Haymond, chief della Kebaowek First Nation – a un caso da manuale su come non consultare i nostri diritti e su come non riconoscere la complessità dei nostri titoli e dei nostri interessi. Le condizuioni per ripartire con un movimento Idle No More 2.0 sono scritte nella legge stessa”.
Perplessità, quelle espresse dal capo nativo, che sono condivise da moltissima altri chief. La linea di demarcazione, nella narrazione delle First Nations, è sempre la stessa: i vari livelli di governo non possono decidere autonomamente di finanziare progetti di sviluppo nelle riserve senza l’esplicito consenso delle popolazioni aborigene, e le leggi che vanno contro questo principio non possono e non devono essere approvate.
Un concetto questo che è stato portato alle estreme conseguenza anche da altri rappresentanti dei nativi. “L’ultima cosa che vorremmo fare – ha dichiarato Trevor Mercredi, grand chief della Treaty 8 First Nations dell’Alberta – sarebbe quella di bloccare industrie e progetti in tribunale, e la situazione sta andando proprio verso quella direzione.
Il secco no delle First Nation ovviamente non piace al governo provinciale e sulla questione Doug Ford non ha usato mezze parole nel denunciare l’intransigenza delle First Nations.
Il premier dell’Ontario ha dichiarato di essere disposto a “dare alle First Nations ciò che vogliono per il loro sostegno nello sviluppo delle miniere, ma queste non possono continuare a venire con il cappello in mano tutto il tempo al governo” per ottenere più soldi. Ford, seppur con altre parole, ha ribadito anche ieri lo stesso concetto all’incontro con dozzine di capi che fanno parte della Nazione Anishinabek, che rappresenta 39 First Nations nella provincia.
I nativi sono furiosi con la provincia per l’approvazione del disegno Bill-5, che dà al governo il potere di sospendere le leggi municipali e provinciali per i progetti scelti attraverso la creazione delle cosiddette zone economiche speciali.
La designazione di queste zone fa parte di una nuova legge omnibus che, secondo il governo di Ford, è progettata per accelerare la costruzione di grandi progetti infrastrutturali, in particolare miniere.
Ford ha detto che la regione ricca di minerali de Rings of Fire nel nord dell’Ontario sarà dichiarata la prima zona di questo tipo. Ora si cerca di capire se sussistano i margini per ricucire e per riavviare la trattativa, vista l’impellenza provocata dalla guerra commerciale con gli Stati Uniti e il bisogno del governo federale e di quello provinciale di procedere allo sviluppo di determinate regioni considerate di interesse nazionale.
In alto: Mark Carney e Doug Ford (foto: X – Carney, X – Ford)