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“Omicron con sintomi lievi?
Sfatiamo un mito,
è molto pericoloso”

TORONTO – La minaccia rappresentata da Omicron spaventa. La nuova variante ha creato un clima di grande preoccupazione nella comunità scientifica internazionale, anche se al momento non esiste una valutazione univoca su questa nuovo sviluppo della pandemia.

Da un lato, infatti, abbiamo numerosi virologi che sostengono come i primi dati che arrivano dal Sudafrica e dall’Europa abbiano messo in luce una maggiore trasmissibilità del coronavirus e, allo stesso tempo, la presenza di sintomi generalmente più lievi per i contagiati rispetto al ceppo Delta e alla altre varianti che hanno caratterizzato questa pandemia.

Dall’altro, invece, troviamo altri esperti che ribadiscono come la nuova variante in generale sia molto più pericolosa rispetto a quelle incontrate sinora. Tra questi c’è anche Peter Jüni, guida del Comitato Tecnico Scientifico che affianca il governo provinciale dell’Ontario dall’inizio della pandemia per la creazione dei protocolli di limitazione del danno e di contenimento del contagio.

Secondo Jüni, quella dei sintomi più lievi rappresenta “un mito da sfatare. Siamo di fronte, invece, a un fatto storico, che non ha precedenti. Questa settimana Omicron diverrà la variante predominante in provincia. La gente non può nemmeno immaginare la gravità della situazione: ci aspetta una sfida davvero difficile”.

Parole apocalittiche, che non lasciano presagire nulla di buono. Secondo il Science Table, il tasso di replica di infezione del Covid fino a questo momento è stato dell’1,27: cioè, ogni 100 infettati sono stati generati 127 nuovi positivi. Omicron invece è molto più facilmente trasmissibile: ogni 100 positivi si produrranno 332 casi secondari.

“Questa variante – aggiunge – è altamente infettiva: raggiungerà ogni persona. Da un punto di vista statistico, Omicron raggiungerà ogni singola persona dell’Ontario: sempre da un punto di vista statistico, ci saranno davvero pochi fortunati”.

Insomma, c’è davvero di che essere preoccupati. Tuttavia la posizione di Jüni, almeno fino a questo momento, non è condivisa in toto dalla comunità scientifica internazionale: esiste un sostanziale consenso sulla maggiore trasmissibilità, mentre sulla gravità ci sono posizioni più variegate.

Negli Stati Uniti Anthony Fauci la scorsa settimana aveva sottolineato come i dati preliminari dimostrassero sintomi più lievi rispetto al passato. Un cauto ottimismo che è stato ribadito da una lunga lista di virologi italiani.

Ieri però anche in Italia i toni sono leggermente cambiati e all’ottimismo degli ultimi giorni si è sovrapposto un pessimismo velato, anche per via delle notizie che sono arrivate dall’Inghilterra dove è stato registrato il primo decesso provocato da Omicron.

Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano, ha frenato sui facili entusiasmi della scorsa settimana. “Omicron potrebbe essere una fregatura – ha detto lapidario Pregliasco – potremmo avere una coda che si prolunga ulteriormente. C’è già stato un morto ed è chiaro che aumentando i contagi arriva anche qualche caso grave. In Sudafrica la casistica è molto diversa, la popolazione è molto più giovane, quindi abbiamo bei guai”.

Stesso concetto ribadito da Silvio Garattini del Mario Negri: “I dati del Sud Africa sono in un contesto completamente differente rispetto all’Europa, vanno presi con interesse ma sono per il Sud Africa. Non dobbiamo fare gli indovini, aspettiamo: fino a che ci sono pochi casi è logico che non ci sono gravi malattie e mortalità, man mano che aumentano è chiaro che potremo avere casi gravi ma aspettiamo”.

Cauto il virologo Roberto Burioni, dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano: “Primi dati su Omicron – ha scritto su Twitter – Brutte notizie: sette pazienti vaccinati con terza dose sono stati infettati. Buone notizie: di questi sette solo uno ha avuto la febbre, e solo per tre giorni. Età tra i 25 e i 39 anni. Aspettiamo per trarre conclusioni”.

Giovedì, Burioni aveva scritto un altro tweet dove riportava i dati positivi sulla terza dosa: “Senza scendere in dettaglio – aveva detto – i dati sull’efficacia della terza dose nei confronti della variante Delta sono entusiasmanti. Se confermati si aprono scenari molto complessi, che dovranno tenere in considerazione il ruolo di eventuali reinfezioni asintomatiche”.

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