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La nuova parola più bella? “Umarell”

BOLOGNA – La lingua italiana, si sa, è in continua evoluzione: ogni anno scompaiono dai vocabolari parole ormai cadute nel dimenticatoio, mentre altre se ne aggiungono.

I cosiddetti neologismi riguardano di solito tecnologie, idee, fenomeni, tendenze che il vecchio vocabolario non basta più a descrivere: insomma sono una perfetta cartina tornasole per i cambiamenti in atto non solo nella lingua, ma anche nella società.

Negli ultimi anni, per esempio, sono entrati nei dizionari termini come ‘hard skills’, ‘biodiritto’, ‘clickbaiting’, ‘cisgender’, ‘disagiatezza’; mentre nel 2020, purtroppo, abbiamo dovuto imparare a parlare di ‘distanziamento sociale’, ‘spillover’, ‘autoquarantena’ eccetera.

In questa rassegna terminologica si nasconde però una bizzarra sorpresa. Tra i neologismi, in generale piuttosto angoscianti, registrati dall’ultima edizione del dizionario Zingarelli c’è una parola che già dal suono ci risulta subito più simpatica: ‘umarell’.

Il termine, preso dal dialetto bolognese, letteralmente significa ‘ometto’. Lo Zingarelli lo definisce così: “pensionato che si aggira, per lo più con le mani dietro la schiena, presso i cantieri di lavoro, controllando, facendo domande, dando suggerimenti o criticando le attività che si svolgono”.

La data ufficiale di nascita del termine è il 2007, anno in cui il blogger e scrittore Danilo Masotti pubblica un libro intitolato appunto “Umarells”, e da allora se ne è sentito parlare nelle occasioni più svariate: nel 2015, il comune di San Lazzaro di Savena rilascia al signor Franco Bonini il premio di “Umarell dell’anno”; nel 2017, il comune di Bologna decide di intitolare una piazza pubblica (ovviamente in costruzione) “Piazzetta degli Umarells”; nel 2020, un umarell appare finanche su Topolino. Con il vocabolario Zingarelli arriva ora la consacrazione definitiva.

Ma gli umarell si sono guadagnati una certa notorietà anche fuori dai confini nazionali. Su Wikipedia, la pagina a loro dedicata è disponibile in inglese, francese, ceco, polacco, turco, ebraico (ma, curiosamente, non in italiano).

Il termine “umarell” è arrivato su giornali del calibro del Times, e il giornalista Matthew Ingram ha dichiarato che si tratta della sua “nuova parola preferita”.

Chissà che un giorno anche ‘umarell’, come ‘concerto, ‘bruschetta, ‘chiaroscuro’, ‘lasagna’, non entri nell’uso comune anche in inglese: l’ennesima parola, e quindi l’ennesima idea, che poteva venire in mente solo agli italiani.

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