La verità sulla famiglia Gucci secondo Allegra
TORONTO – Quando House of Gucci (2021) di Ridley Scott ha raddoppiato il suo budget in termini di guadagni al botteghino, non è stato privo di polemiche. Per cominciare, l’intero cast tranne uno (Giancarlo Giannini nei panni di Aldo Gucci) non era italiano.
Dopo aver visto il film, gli eredi di Aldo Gucci si sono lamentati di non essere stati consultati dai registi, citando il ritratto della famiglia come “teppisti” e “ignoranti”. Ma ora, Sky Studios e Allegra Gucci reagiscono con qualcosa di più delle parole: una serie TV in sei parti.
La serie è basata sul libro “Gucci: Game Over“, di Allegra Gucci – figlia di Maurizio Gucci e Patrizia Reggiana. Il libro, formattato come lettere al padre assassinato, descrive in dettaglio la relazione tra i suoi genitori e l’omicidio di suo padre. “Ho due bambini piccoli… e vedere l’hype causato dal film House of Gucci, non volevo che crescessero senza conoscere la verità sulla famiglia da cui provengono”, ha dichiarato Allegra in occasione del lancio del libro.
La sua missione di riportare la verità nella reputazione della sua famiglia è ferocemente supportata dal team di produzione. “Racconteremo il punto di vista italiano come risposta ad House of Gucci attraverso gli occhi di Allegra Gucci”, ha dichiarato Nils Hartmann, vicepresidente esecutivo di Sky Studios Italia.
Il regista Gabriele Muccino ha puntato l’obiettivo più lontano: “È una storia molto complessa quella che stiamo raccontando dal punto di vista di Allegra”.
Il sentimento è giustificato e gli sforzi applauditi. Ma la domanda persistente che molti spettatori si pongono, da quando l’hanno vista House of Gucci – è il motivo per cui i cineasti italiani non hanno battuto sul tempo Hollywood sulla loro stessa storia.
Mentre il film di Scott includeva un ritratto grossolano e pigro degli italiani, egli giustamente (anche se insensibilmente) confutava le critiche della famiglia citando il dominio pubblico. La storia era in palio. E non avrebbe dovuto esserlo.
Gucci è costantemente classificato come il marchio di maggior valore in Italia e il marchio che genera maggiori entrate all’interno della sua società madre Kering.
Dalla diffusione dell’allora Hobo Bag di Gucci nel 1961 (indossata da Jackie Kennedy) alla pletora di sponsorizzazioni di celebrità da Serena Williams a Ryan Gosling, Gucci è stato per decenni un marchio della cultura pop.
Uno dei tanti simboli e successi che la maggior parte degli internazionali riconosce come vanto dell’Italia.
Ma mentre la comunità internazionale continua ad ammirare – e saccheggiare – la storia dell’Italia a scopo di lucro, alcuni nella comunità cinematografica italiana preferiscono “internazionalizzare” il loro prodotto. Il pensiero è duplice.
Alcuni produttori italiani sono pensatori di fondo. E alcuni registi italiani preferiscono esplorare oltre i propri confini. Comprensibile.
Ma mentre ciò accade, persone come Ridley Scott e Michael Mann (Ferrari) stanno distorcendo la storia dell’Italia attraverso questa forma d’arte.
Nelle foto: la famiglia Gucci e la copertina del libro ”Gucci: game over” di Allegra Gucci
Massimo Volpe, autore di questo articolo, è un filmmaker e scrittore freelance di Toronto: scrive recensioni di film/contenuti italiani su Netflix