La riflessione

“Io e la mia pandemia
da adolescente:
le nostre certezze
sono svanite, ma…”

MASSA CARRARA – Due anni fa, prima del Covid ero un’altra persona. Gaia Pelù, sedicenne in crescita, frequentante la terza Liceo Linguistico, insicura sul suo futuro ma piena di speranze e spirito di iniziativa.

Forse qualche lettore si ricorda ancora la ragazzina entusiasta e ottimista che era apparsa sul Corriere Canadese nel Luglio 2019! (e vi saluto)

Non vi sorprenderà sapere che con la pandemia molto è cambiato.

Tutte le mie certezze sulla scelta universitaria sono svanite, la mia vita sociale è scesa sotto lo 0 ed un gelo mi ha posseduta.

Sì, sono cresciuta.

Sì, ho raggiunto consapevolezze differenti.

Sì, ho imparato a dare la priorità alle cose e ai valori più importanti.

Sì, ho preso un attimo di pausa dalla vita frenetica di sempre e, insieme al resto del mondo, ho avuto tempo di pensare e riposarmi.

E sì, ne sono anche uscita viva.

Ho fatto scuola da casa, mi sono allenata in camera mia, mi sono dedicata alla cucina e alla pittura, ho imparato cose nuove e mi sono sempre informata sulla situazione esterna al mio condominio. Insomma mi sono tenuta occupata.

Questo perché io ho avuto la dannata fortuna di restare protetta tra le mura di casa mia con i miei cari, cosa non poco scontata in una situazione del genere.

Penso a tutte le anime che si sono spente, nella propria sofferenza e quella di coloro che assistevano alla tragedia.

Ecco che il mondo, visto da casa, sembrava immobile, eppure non si fermava un attimo, nel turbine di dolore, noia, paura e fermento.

Ma era questo quello di cui avevamo bisogno, mi chiedo io? C’era bisogno di un virus per fare esperienza della morte?

Finito il primo lockdown, che in Italia è terminato giusto con l’inizio del periodo estivo, io e tutti gli altri giovani avevamo solo voglia di respirare. Respirare aria vera, fresca, senza mascherine. Desideravamo ridere come un tempo, chiacchierare vicini, abbracciarci, toccarci.

A posteriori, le cose poi sono migliorate gradualmente, e bene o male stiamo raggiungendo una sorta di normalità, una nuova normalità.

Ma una cosa mi ha segnata e sento che mi accompagnerà tutta la vita: la concezione del tempo. Non penso che questo sia solamente correlato alla crescita.

Io so, che con il Covid-19, la nostra routine non è stata più la stessa e con essa, anche la percezione delle lancette che girano nell’orologio è cambiata.

Le ore a casa non scorrevano mai. Le giornate si erano dilatate, così tanto da rendere esasperante arrivare alla sera. E adesso?

Ora il tempo non basta mai. Come un treno in ritardo va come una scheggia e non si ferma.

Sembra quasi che dopo un lungo periodo di stallo, le ore si siano accorte di essersi addormentate e, messe le gambe, abbiano iniziato a correre verso qualcosa di indefinito.

Sarà stato il continuo cambio di abitudini, la necessità di adattarsi a nuove regole e condizioni, ad avermi destabilizzata in questo modo.

Ma alla fine lo sappiamo tutti che, velocemente o lentamente, la vita scorre e il mondo continua a girare.

E il sole, sorge e tramonta come quando il Covid non c’era.

E quindi penso che, da cittadini di un mondo con un futuro incerto, dovremmo stare bene, qui e ora, il resto si vedrà…

Let’s Just Go with the Flow

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