Canada

La maggioranza dei canadesi vuole freno all’immigrazione

TORONTO – Un Paese di immigrati e figli di immigrati che vuole un sostanziale stop al fenomeno migratorio. È questo il paradosso che emerge dall’istantanea scattata da Leger nel suo ultimo sondaggio, che mette in luce come il 60 per cento dei canadesi sia sostanzialmente contrario all’assunto che “il Canada abbia bisogno di nuovi immigrati”. Un secco no ai nuovi arrivi è presente un po’ in tutto il Paese, con il picco massimo registrato in Alberta (65 per cento), Ontario (63 per cento) e Quebec (61 per cento). Su base regionale, l’unica provincia canadese dove la maggioranza del campione si oppone a una stretta sull’immigrazione è la British Columbia, con il 48 per cento degli intervistati che invece si dice d’accordo a un netto freno al numero dei nuovi arrivi.

I risultati del sondaggio della Leger rappresentano molto fedelmente un progressivo cambiamento di opinione nella popolazione canadese, alimentato negli ultimi anni anche da fattori estremamente concreti: quello della crisi abitativa che attanaglia il nostro Paese e che ha fatto schizzare alle stelle il prezzo delle case e gli affitti, e quello del lavoro, specialmente negli ultimi mesi e specialmente nelle difficoltà sull’occupazione giovanile.

Ad alimentare la narrazione ci ha pure pensato il leader dell’opposizione Pierre Poilievre, che ad agosto ha proposto il sostanziale taglio del programma dei lavoratori stranieri temporanei. Un’ipotesi, quella messa sul tavolo della discussione da Poilievre, che è stata bocciata dakl governo liberale, che tuttavia ha riconosciuto come il programma in ogni caso debba essere ricalibrato per rispecchiare le esigenze dell’odierno mercato del lavoro.

Nel bene e nel male, comunque, la proposta di Poilievre è andata a toccare un nervo scoperto perché la percezione di un sistema dell’immigrazione fuori controllo è reale e concreta.

Ma il sondaggio della Leger non si ferma qui e va a carpire un secondo fenomeno che non ha precedenti in Canada. Il nostro Paese si è sviluppato sull’onda lunga di un multiculturalismo assai differente da quello americano: qui in Canada ogni singola cultura ha potuto e voluto mantenere le proprie traduzioni, i propri usi, a volte anche la propria lingua, difendendosi gelosamente dai tentativi di assimilazione culturale. E questo a differenza del melting pot americano, dove invece le singole cultura vanno appunto a mischiarsi con le altre, perdendo identità e valori di base. Ebbene nel sondaggio si scopre che il 51 per cento degli intervistati sostiene la necessità per gli immigrati di “lasciare le proprie tradizioni e costumi per poi adottare quelle della maggioranza”.

Questa esigenza di omologazione è maggiormente sentita Quebec (60 per cento) ed Alberta (55 per cento).

Insomma, il sondaggio della Leger ci fornisce un ulteriore tassello di un puzzle molto complicato da completare, dove si sta sviluppando il più grande dibattito sull’immigrazione degli ultimi trent’anni: un dibattito che nel prossimo futuro potrebbe avere un peso decisivo a livello elettorale e nei rapporti di forza tra i partiti.

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