TORONTO – Gli Stati Uniti, o almeno alcuni dei loro cittadini, hanno appena incriminato uno dei loro ex presidenti e attuale candidato alla prossima presidenza. Senza dubbio, avete sentito che Donald Trump (nella foto sopra, da Flickr) è stato giudicato colpevole di trentaquattro capi d’accusa per aver “manipolato i suoi rendimenti finanziari”. Signor Presidente, la presento Al Capone.
Non si trattava di una questione sociale/morale. Il repubblicano Trump è stato giudicato colpevole di aver pagato in modo inappropriato, da un punto di vista fiscale/finanziario/fiscale, una cortigiana per farla tacere sui servizi che gli ha fornito. Una giuria di dodici suoi pari ha ritenuto che Trump abbia violato la legge.
“Loro” avrebbero potuto chiedermi di far parte della giuria e risparmiarsi soldi e guai. Non sono né democratico né repubblicano, quindi, forse “obiettivo”.
Ciononostante, confesso che, come [ex] deputato canadese, avevo più della mia giusta dose di ragioni per riservare il giudizio sulle loro auto-dichiarate proteste di “rettitudine [legale]”.
Eppure, con cautela, avrei avuto l’acquolina in bocca all’opportunità di esaminare i documenti riservati che Trump avrebbe portato con sé al momento di lasciare l’incarico – un interesse puramente professionale.
Non poteva esserci molto in essi, poiché la Homeland Security, l’FBI, la NASA o la CIA l’avrebbero già censurato.
Tuttavia, sarebbe meraviglioso sapere ciò che lui e suoi i consiglieri senior “sapevano, quando lo sapevano” come le agenzie esterne e quali governi stavano minacciando la sicurezza economica e politica della nazione. Del resto, documenti simili generati sotto presidenti democratici sarebbero stati almeno altrettanto accattivanti.
Sebbene sia rassicurante “apprendere” che nessuno è al di sopra della legge, chiamatemi scettico, ma non trovo rassicurazione nel sapere che un multimiliardario è ritenuto colpevole di “imbrogliare l’IRS” per poco più di 100mila dollari; quando il crimine di strada conta decine di migliaia di morti attribuibili alle armi o alle droghe illecite nelle città americane, mentre la lotta per il potere politico motiva azioni giudiziarie che costano milioni di dollari.
I leader politici ovunque manifestano un DNA che li porta ad “avvolgersi nella bandiera” ogni volta che si imbarcano in una diatriba o quando implorano la “comprensione” perché costretti dalle le condizioni che li hanno spinti a farlo”, quando “offendono” gli standard seguiti dal resto della cittadinanza.
Ora abbiamo la conferma, se ce ne fosse bisogno, che gli Stati Uniti (e per estensione, il Canada) non sono immuni dalla malattia politica che affligge il governo quasi dittatoriale in molti governi in tutto il mondo.
Semmai, la “condanna” di Trump dovrebbe innescare la cautela medica rivolta a tutti i praticanti: medico, cura te stesso.