TORONTO – Primi colpi bassi in questa campagna elettorale 2025. Ad alimentarli è stata la rivelazione in esclusiva del Globe and Mail sul potenziale coinvolgimento dell’India nel sostegno a Pierre Poilievre durante la corsa alla leadership conservatrice del 2022: il tutto confermato da una fonte anonima all’interno del CSIS, i servizi segreti canadesi. Sulla notizia, ovviamente, si sono gettati gli altri due aspiranti alla carica di primo ministro, Mark Carney e Jagmeet Singh. In particolare il leader liberale ha usato parole molto dure contro il suo avversario.
Durante la sua tappa elettorale ad Halifax, Carney ha colto l’occasione per criticare Poilievre per aver rifiutato le chiamate e le opportunità di ottenere il suo nulla osta di sicurezza (il security clearance). “Trovo oltremodo sconcertante – ha dichiarato – e trovo assolutamente irresponsabile, che il leader dell’opposizione, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, si rifiuti di ottenere il suo nulla osta di sicurezza”.
“Anche normalmente, in tempo di pace, quando i tempi sono tranquilli, questo è inaccettabile. Ma a questo punto della nostra storia, quando ci troviamo di fronte alle più grandi minacce che abbiamo affrontato da generazioni nella maggior parte della nostra vita, lui deve risponderne”. Poilievre è stato sotto pressione per mesi per ottenere l’autorizzazione a rivedere le informazioni riguardanti le presunte interferenze straniere anche nel suo partito.
L’allora primo ministro Justin Trudeau aveva dichiarato all’inchiesta pubblica che studiava le interferenze straniere lo scorso autunno di avere “i nomi di un certo numero di parlamentari, ex parlamentari e/o candidati del Partito Conservatore del Canada che sono impegnati, o ad alto rischio, o per i quali esiste una chiara intelligence sulle interferenze straniere”.
Poilievre aveva respinto le accuse con forza. I servizi segreti, dal canto loro, hanno dichiarato a dicembre che stavano cercando di condividere “alcune informazioni con il leader dell’opposizione ufficiale attraverso una misura di riduzione della minaccia”. Carney, il leader del Bloc Québécois Yves-François Blanchet, il leader dell’NDP Jagmeet Singh e la co-leader dei Verdi Elizabeth May hanno ottenuto tutti il loro nulla osta di sicurezza. L’inchiesta pubblica sulle interferenze straniere ha indicato la Cina e l’India come i principali avversari delle interferenze straniere in Canada.
Durante la tappa a Vaughan della sua campagna elettorale, Poilievre ha risposto per le rime, accusando Carney di alimentare quella macchina del fango già utilizzata in passato contro di lui. “Anche il CSIS dice che tutto questo sarebbe avvenuto senza che io ne sapessi nulla. Tutti sanno che ho vinto la corsa alla leadership grazie all’ampio consenso ricevuto all’interno del Partito Conservatore. Patrick Brown, uno dei miei avversari, ha dichiarato durante la sua testimonianza nell’inchiesta pubblica, che ho vinto senza alcun tipo di appoggio esterno o interferenza”.
Poilievre non si è limitato a difendersi, ma è passato all’attacco contro il leader del Partito Liberale.
“A settembre – ha dichiarato il leader conservatore – Mark Carney è diventato ufficialmente presidente della Task Force on Economic Growth di Trudeau. In ottobre, Carney ha incontrato il vicedirettore della Banca popolare cinese. Solo due settimane dopo, è arrivata la notizia che Brookfield ha ottenuto un prestito di un quarto di miliardo di dollari dalla banca statale cinese. Ora è in debito con un regime straniero ostile. E i suoi interessi sono contro gli interessi del Canada. Perché non rivelerà ai canadesi tutti i suoi conflitti d’interesse?”.
Insomma, siamo appena al terzo giorno di campagna elettorale – ne mancano altri 34 – è già assistiamo ad accuse e veleni che testimoniano ancora una volta quanto non sia scontato l’esito di questo voto e di come, con l’avvicinarsi dell’appuntamento alle urne, dovremo aspettarci altri colpi bassi da parte dei leader in corsa.
In alto, da sinistra: Mark Carney, Pierre Poilievre e Jagmeet Singh
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