Incertezza elettorale: alle urne
gli indecisi saranno fattore chiave

TORONTO – La seconda settimana di campagna elettorale porta con sé le incognite e le zone d’ombra della prima. A conferma del clima d’incertezza che sta accompagnando l’avvicinamento all’appuntamento alle urne del 20 settembre arriva il nuovo sondaggio della Ipsos che certifica come l’esito delle elezioni anticipate sia tutt’altro che deciso. Al contrario, la volatilità dell’elettorato è molto più alta rispetto al passato e, in definitiva, la scelta della grande massa di indecisi sarà il vero ago della bilancia alle urne.

Stando all’indagine demoscopica, solamente il 45 per cento degli elettori canadesi hanno deciso di votare per un determinato candidato e non pensano di cambiare idea da qui alla fine della campagna elettorale. Tra gli indecisi – si evince dal sondaggio della Ipsos – il 13 per cento degli intervistati non ha la più pallida idea per chi votare alle prossime elezioni: decisivi, sotto questo punto di vista, potrebbero essere i due dibattiti di settembre tra i candidati primi ministri. Ma ad aggiungere un ulteriore elemento di incertezza c’è anche la mobilità elettorale più alta del passato, almeno per quanto riguarda le intenzioni di voto: sempre nello stesso sondaggio, il 20 per cento del campione afferma di aver deciso di votare per un altro partito rispetto a quello scelto in occasione della consultazione elettorale del 2019.

Certo, abbiamo imparato anche con le esperienze passate come molto spesso sia necessario prendere i sondaggi per quello che sono: non un dato incontrovertibile sui rapporti di forza tra i partiti ma un semplice assaggio dell’umore dell’elettorato in una determinata fase politica del Paese. Tuttavia negli ultimi dieci giorni, al di là delle cifre e dei numeri, praticamente tutti i sondaggi ci hanno mostrato la stessa istantanea.

Il Partito Liberale, partita in netto vantaggio nelle intenzioni di voto, ha progressivamente perso forza ed è molto lontano dalla vittoria della maggioranza assoluta dei seggi alla House of Commons.

Il Partito Conservatore, invece, ha registrato un consolidamento significativo del consenso senza però essere in grado di sorpassare il partito del primo ministro uscente Justin Trudeau. Anche l’Ndp di Jagmeet Singh, almeno fino a questo momento, non è decollato nei sondaggi, mentre il Bloc continua a rafforzarsi in Quebec e il People’s Party di Maxime Bernier naviga sempre attorno al 2 per cento. Stabile, infine, il livello di consenso verso il Green Party, al 5 per cento, anche se le proiezioni nei singoli seggi non sono molto lusinghiere.

Continuano quindi ad esserci questi segnali contrastanti, che alimentano la tesi di una partita aperta fino all’ultimo minuto e chissà, anche fino ai tempi supplementari.

Secondo l’indagine demoscopica di iPolitics/Mainstreet, a livello di voto popolare stiamo assistendo a un testa a testa tra liberali e conservatori, con una sostanziale parità statistica. Però, se vi vanno ad analizzare le proiezioni sui singoli seggi, i liberali continuano a mantenere un solido vantaggio in numerose circoscrizioni dell’Ontario e del Quebec, chiave questa per arrivare alla vittoria come avvenuto nel 2019, seppur conquistando la maggioranza relativa dei seggi e non quella assoluta. Non dobbiamo dimenticarci, infatti, che il nostro sistema elettorale maggioritario a turno unico produce delle distorsioni a livello di rappresentatività.

Due anni fa, ad esempio, il Partito Conservatore guidato dall’allora leader Andrew Scheer totalizzò 6.239.227 voti, pari al 34,34 per cento, mentre il Partito Liberale di Trudeau non andò oltre le 6.018.728 preferenze, pari al 33,12%. Eppure, a livello di distribuzione dei seggi, i liberali elessero 157 deputati contro i 121 dei conservatori.

Per quanto riguarda la campagna elettorale, ieri Trudeau ha fatto un annuncio riguardante il settore sanitario, promettendo un aumento degli investimenti per permettere l’assunzione di 7.500 tra medici di base, infermiere e altro personale sanitario.

Il primo ministro uscente ha attaccato O’Toole, accusandolo di aver in programma la privatizzazione progressiva del sistema sanitario e di voler procedere a nuovi tagli nell’healthcare canadese. Un’accusa questa respinta con forza dal leader conservatore, che ha sottolineato la sua contrarietà alla privatizzazione della sanità, lasciando però la decisione finale sulle spese sanitarie e sull’utilizzo dei fondi per la sanità alle singole Province.

Nell’immagine in alto, un seggio elettorale (foto: Elections Canada)

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