Incendi, 52mila sfollati fra mille difficoltà
TORONTO – L’emergenza incendi si avvia verso la conclusione, con “soli” 18 incendi ancora fuori controllo (dato rilevato di ieri dal Canadian Interagency Forest Fire Centre CIFFC – qui) e si tracciano i primi bilanci. Uno è quello della Croce Rossa Canadese, che nel corso dell’estate ha registrato ben 52.000 persone sfollate nelle zone delle praterie, in Ontario e nel Canada Atlantico. Un vero e proprio esodo che ha reso necessaria una mobilitazione spesso difficile anche perché quest’anno gli incendi sono iniziati in anticipo, cogliendo tutti impreparati.
In Manitoba, dove circa 32.000 persone in totale sono fuggite dalle loro case, gli incendi sono iniziati all’inizio della primavera e hanno continuato a divampare per gran parte dell’estate: Snow Lake, una cittadina di 1.000 abitanti, è stata evacuata per ben due volte. Sempre in Manitoba, secondo il sindaco di Flin Flon, George Fontaine, la cui comunità di 5.000 abitanti è stata evacuata per quattro settimane a partire da fine maggio, un insegnamento fondamentale è che le squadre antincendio devono essere preparate ad affrontare gli incendi prima del solito. “Non si può più aspettare il long weekend di maggio per attrezzare le squadre antincendio. La natura non aspetta e neppure noi possiamo più aspettare”, ha dichiarato Fontaine, come riferisce la Canadian Press. Ulteriori incendi richiedono anche più risorse, ha affermato Fontaine: quando le fiamme sono divampate vicino a Flin Flon, nel nord-ovest della provincia, gli aerei antincendio erano già impegnati nei roghi del Parco Provinciale di Whiteshell, nel sud-est.
C’è poi il problema del trasporto degli sfollati da territori spesso remoti. Nel caso di Flin Flon, per esempio, “abbiamo dovuto requisire gli scuolabus e trovare volontari che li guidassero”, ha detto Fontaine. I bus sono riusciti a percorrere il viaggio di novanta minuti, far scendere le persone in attesa di partire più a sud e tornare a Flin Flon per recuperarne altre. La situazione è stata ancora più complicata nella comunità Cree di Pimicikamak, dove diverse migliaia di persone sono state trasportate in aereo su voli di cinquecento chilometri verso sud, fino a Winnipeg. Inoltre, un denso fumo ha bloccato l’aeroporto locale, quindi le persone sono state trasferite a quaranta chilometri di distanza, alla Norway House: il viaggio ha incluso anche una tratta in traghetto… “ci sono volute 12 ore per portare le persone alla Norway House”, ha detto il capo di Pimicikamak, David Monias. Per far uscire tutti dalla zona ci è voluta una settimana e l’evacuazione è durata circa un mese, a partire dall’inizio di luglio.
E poi, ancora, altri problemi per trovare una sistemazione a tutti gli sfollati: negli alberghi non c’era posto per tutti, nonostante gli sforzi fatti a Winnipeg, Brandon e fino a Niagara Falls per accoglierli.
Tanti, dunque, gli “effetti collaterali” degli incendi: non solo il fumo e la qualità dell’aria. C’è parecchio da lavorare in vista dell’anno prossimo.
In alto: un incendio in British Columbia in agosto (da Twitter X – @BCGovFireInfo)
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