Immigrazione

Una cartolina mai spedita.
Per non dire addio

Proseguiamo la pubblicazione degli articoli dedicati all’immigrazione italiana in Canada, che prendono spunto dalla storia degli oggetti che gli emigrati hanno portato con sé nel viaggio dal Belpaese alla nuova terra. L’iniziativa rientra nel progetto “Narrarsi altrove, viaggio tra i cimeli e i luoghi dell’anima” della poetessa Anna Ciardullo Villapiana e della docente Stella Paola, con la collaborazione di Gabriel Niccoli, professore emerito dell’Università di Waterloo e membro del consiglio di amministrazione dell’Italian-Canadian Archives Project (ICAP), network nazionale sotto i cui auspici opera il suddetto studio poetico.

WATERLOO – Mike conserva, nella sua casa di Waterloo, una cartolina comprata da suo padre Vittorio Paola sulla Saturnia, sul retro c’è scritto: “La nave che mi portò in Canada la prima volta Jan.3 – Jan.14 /52 Halifax NS”, indirizzata a “Victor Paola from Italy to Canada 1952”.

Leggendo queste righe sembra che Vittorio voglia dare un senso anacronistico al tempo, un valore metaforico ai luoghi. Da una parte si proietta nel futuro cambiando il suono del suo stesso nome in un’altra lingua, dall’altra ferma il tempo intrappolandolo nella cornice dei ricordi, come a voler imprimere e prolungare nella memoria quei giorni vissuti in mare.

Come a voler intrappolare su un foglio bianco il dolore che non è riuscito a scrivere quel giorno, ma che scrisse in seguito, sulla Cristoforo Colombo, durante uno dei suoi rientri.

Vittorio instaura un dialogo intimo tra le due sponde, lascia alle spalle il Vesuvio, il gigante innamorato della sua statua di gesso, un tempo ninfa bellissima, che bagnava i suoi piedi tra i fiumi di lacrime versate da Sebeto, e volge lo sguardo all’orizzonte, a quell’America enfatizzata dai racconti di Zio Filippo, che aveva aperto un bar e offerto l’atto di richiamo a quante più persone possibili in Canada per poter ricreare, egoisticamente, forse, o forse per generosità, i vicoli e i volti della sua Conflenti, in Calabria, sulle pianure innevate di Welland.

La cartolina non fu mai spedita. Era, evidentemente, un dialogo intimo che Vittorio strappò al ventre della nave, sono le parole che non è riuscito a scrivere, a renderlo marinaio, e non poeta… Vittorio però non deride l’albatro, lo invoca col suo silenzio, lo vede volare con coraggio dentro la tempesta, è “rois de l’azur”, “principe delle nubi”, ma non riesce a camminare, le sue ali grandi glielo impediscono, così Vittorio ferma la grandezza dei suoi pensieri e la loro sacralità nella cornice di un foglio bianco.

Vittorio non si fermò al primo volo, viaggiò più volte su navi diverse. La prima volta aveva 23 anni quando attraversò l’Atlantico con suo cugino. Altre volte da solo, ma confessa ai figli che provava sempre lo stesso dolore vedendo il Vesuvio allontanarsi e poi svanire.

In uno dei suoi rientri nacque una storia d’amore con Nicolina che viveva a Torino ma si trovava a Decollatura in visita quando incontrò Vittorio. I due decisero di costruirsi una vita insieme oltreoceano. Nel 1961 Nicolina raggiunse Vittorio e vissero a Welland.

A raccontarci la loro storia è suo figlio Mike (nella foto sotto), particolarmente orgoglioso delle sue radici italiane, il quale, meticolosamente, raccoglie i frammenti lasciati dai suoi genitori e ci mostra i segni del loro passare. Trova un assegno della paga settimanale di suo padre, di quando lavorava a Wabasso Cotton Mill per $1.39 l’ora, guadagnandone $71.92 a settimana, incluso lo straordinario che, paradossalmente, gli veniva retribuito a 65 centesimi l’ora.

Inoltre, Mike trova una foto scattata al porto di Napoli, nel 1957, questa volta sulla nave Cristoforo Colombo, sul retro della foto era annotato un pensiero in un italiano incerto che cullava Vittorio sulle onde profonde dei suoi stati d’animo. “Era un giorno di Gennaio quando la Cristoforo Colombo partiva dal porto. E mentre la nave si allontanava la gente che rimanevano a guardarla si facevano sempre più triste, perché ognuno aveva perduto delle persone care…e noi altri passegieri più ci allontanavamo dalla […] Italia, più ci facevamo malinconici, tutto era diverso […] non era azzurro come lo era in Italia,[…] si vedeva ogni momento e sembrava di essere ammalato, le bellezze d’Italia non si troveranno in nessuna parte, povera ma mia, e si vive di felicità”. Sulla foto della nave Vittorio aggiunse: “era un giorno triste, pure le mura piangevano”.

Alcune parole non si leggono, sono sbiadite, probabilmente a causa dell’inchiostro sciolto tra le lacrime. Ma il messaggio è chiaro, si sente tutto il dolore della partenza. Dopo tutto Vittorio è riuscito ad essere albatro, a volare alto nella tempesta e a raccontarci le ferite di
ogni suo viaggio.

Anna Ciardullo Villapiana

Ecco la poesia di Anna Ciardullo Villapiana ispirata dalla storia di Vittorio Paola raccontata dal figlio Mike.

Posavo lo sguardo sul Vesuvio
fino a vederlo scomparire
ingoiava coi suoi fumi ormai spenti
i miei ricordi, i miei vuoti, le mie ore passate.
Viaggiavo in terza classe
la Saturnia si rifletteva nel mare
tra le voci di vite in bianco e nero
che coloravano il ponte con gli stessi volti,
gli stessi respiri, le stesse paure, le stesse speranze.
Il mare a volte si faceva buio
a volte ci cullava coi suoi ritorni.
Ti aspettavo.
Il velo finalmente sfiorò il selciato
il paese era in festa
la mia era una vita come quella dei santi
che rendono sacri i luoghi
in cui vivono
si bagnano al fonte battesimale di altri campanili
ma sanno che il cielo è uno solo.
Sono le parole che non ho scritto
su quella cartolina
in mezzo al mare
a tingere l’oblò di inchiostro.
L’albatro non si è fermato al primo volo.

Anna, Stella e Gabriel: tre prof alla ricerca delle radici italiane

TORONTO – Le professoresse Anna Ciardullo Villapiana e Stella Gualtieri Paola stanno lavorando con entusiasmo e passione al progetto fra storia, cultura e poesia che si propone di raccontare, in modo nuovo, le tante vicende che hanno avuto come protagonisti, spesso silenziosi e sconosciuti, i tantissimi connazionali arrivati in Canada dal Belpaese.

Vicende che le due insegnanti conoscono bene, essendo entrambe di origine italiana e residenti in Canada.

Stella, la cui famiglia proviene da Figline Vegliaturo, in provincia di Cosenza, Calabria, è nata in Sault Ste. Marie, Ontario, e vive con suo marito a Waterloo. Insegna alla Resurrection Catholic Secondary School e per lei l’insegnamento è molto più che lavoro. È una vocazione profonda. Si impegna tantissimo ad aiutare gli studenti a scoprire se stessi attraverso qualsiasi curriculum – religione o lingue. Nella scoperta della sua Italianità, Stella si è dedicata allo studio della diaspora proprio come la sua collega e poetessa Anna Ciardullo Villapiana.

Anna, nata a Cosenza dove ha vissuto per circa trent’anni, nel 2003 si è trasferita in Canada dove, sposata, con due figli, ha iniziato la carriera di insegnante di Italiano e di interprete e dove ha potuto coltivare una passione che la accompagna fin dall’adolescenza: quella per la poesia. Qui, infatti, Villapiana ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie “Percorsi Interiori” nel 2007, seguita nel 2015 da “Frammenti di Luce” e nel 2018 da “Al di là del mare, Dialoghi DiVersi”. Stimata socia dell’AICW (Association of Italian Canadian Writers) ha partecipato a molte iniziative e svariate conferenze per la conservazione della lingua e tradizione italiane nella realtà canadese notoriamente multiculturale. È inoltre co-chair della Waterloo Chapter Committee dell’Italian Canadian Archives Project (ICAP), una rete di beneficenza fondata per connettere e coinvolgere comunità, gruppi locali, individui, esperti e istituzioni pertinenti-come archive e musei- in tutto il Canada al fine di preservare e rendere accessibile il patrimonio italocanadese.

E proprio questo suo percorso nell’Italianità l’ha portata a elaborare, insieme a Stella, con la collaborazione del professor Gabriel Niccoli dell’Università di Waterloo e membro del consiglio di amministrazione dell’ICAP, il progetto in questione che, come si era detto in precedenza, trova adesso spazio nelle pagine del Corriere Canadese: ogni settimana, dunque, il nostro giornale racconta storie di immigrazione dall’Italia, partendo da un oggetto caro a chi è partito, per scelta o necessità, spesso lasciando “pezzi” di cuore nel Belpaese ma a volte portandosene qualcuno con sé.

Da queste storie, Villapiana si è lasciata ispirare per comporre poesie, sia in Italiano che in Inglese, intense ed emozionanti, che pubblicheremo insieme ai racconti degli emigrati.

Qui sotto, il trailer del progetto, realizzato con poesie di Anna Ciardullo Villapiana, letture di Gianluca Lalli e Stella Paola e musiche di Francesco DeGregori, Gianluca Lalli e Juneyt.

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