Immigrazione

Un crocifisso per uscire
dalla ’selva oscura’

Proseguiamo la pubblicazione degli articoli dedicati all’immigrazione italiana in Canada, che prendono spunto dalla storia degli oggetti che gli emigrati hanno portato con sé nel viaggio dal Belpaese alla nuova terra. L’iniziativa rientra nel progetto “Narrarsi altrove, viaggio tra i cimeli e i luoghi dell’anima” della poetessa Anna Ciardullo Villapiana e della docente Stella Paola, con la collaborazione di Gabriel Niccoli, professore emerito dell’Università di Waterloo e membro del consiglio di amministrazione dell’Italian-Canadian Archives Project (ICAP), network nazionale sotto i cui auspici opera il suddetto studio poetico.

TORONTO – Entrando nella villa di Santino e Angelina Ricciuto si respira forte la fede e l’umiltà di chi ha costruito la sua dimora con le proprie mani, impastando il cemento al sudore della propria fronte, creando nuovi spazi in cui vivere, mattone dopo mattone. Ci dà il benvenuto un enorme crocifisso di legno appeso alle pareti di casa accanto alla statua della Vergine. Santino, seduto al tavolo, ci accoglie calorosamente condividendo i tratti importanti della propria storia.

L’oggetto che ci mostra è stato comprato nel santuario di Montecassino, dove Santino si trovava in gita, quando aveva diciassette anni.

Partendo oltreoceano lo ha portato con sé. È forte il suo legame all’oggetto, tanto quanto la sua fede. “Il Signore mi ha aiutato in tutto il percorso della mia vita. Il Signore mi ha salvato dalle grandi sciagure, ero in una fossa e lui non mi ha lasciato lì”, afferma l’ottantottenne Santino palesemente commosso.

Il suo racconto parte proprio da una fossa, un buco che Santino si mise a scavare all’età di diciannove anni. Parte dal basso, dall’inferno, ad un livello inferiore alla terra stessa, da quel lavoro duro che molti dei nostri emigrati conoscono bene, ma in quella crepa getta le fondamenta per costruire, casa dopo casa, interi quartieri diventando, in futuro, proprietario di un’importante impresa edile.

Santino (nella foto sotto) è originario di Campobasso, si trasferisce a Toronto, nel 1951, con sua moglie Angelina.

Porta nella valigia un crocifisso e la forza di un giovane italiano determinato a lavorare per migliorare la propria condizione sociale. Nel 1957 acquista una casa e prende in prestito dei soldi da un suo amico di Guelph per poter comprare i mobili. I suoi fratelli si trovavano qui, ma lui si sentiva orfano, avendo lasciato i suoi genitori in Italia e sapendo che c’erano dei problemi per cui a suo padre non era consentito lasciare la patria. Incontra suo suocero alla stazione ferroviaria, e poi cerca una chiesa, un luogo di preghiera, di speranza. Si reca a Sant’Agnese che era l’unica parrocchia con un prete italiano, padre Riccardo. Alla nostra domanda se si trattasse di campanilismo Santino ha risposto: “Quando piove e non c’è riparo, l’unico riparo che trovi ti ci metti sotto”. Cercava riparo Santino, tra le mura della chiesa, nel dialogo col prete che parlava la sua stessa lingua, nell’intima preghiera. Quando poteva concedersi uno svago andava al cinema, allo spettacolo di mezzanotte, l’unico orario in cui proiettavano i film in Italiano. Così trascorsero i primi vent’anni di duro lavoro.

“Erano giorni tristi, ma la ricchezza che ho portato dall’Italia è stato il Padre Eterno”, dice ancora una volta Santino, quasi a rafforzare la sua fede nel Dio misericordioso e nella provvidenza, che gli permise infine di riabbracciare suo padre e di vivere a Toronto accanto a lui.

Quando le sue condizioni di vita migliorarono notevolmente si trovò a viaggiare spesso per lavoro e una volta andato in pensione si ricordò di Padre Riccardo, e del suo amore verso i deboli, che accoglieva nella sua chiesa, il parroco che con amarezza leggeva i fatti locali di cronaca nera, su 13 omicidi tre erano italiani, e accoglieva tra le mura della sua chiesa tutte le persone più sole, più problematiche.

Sulla scia di Padre Riccardo Santino volle compiere un grande gesto di pietà. Scelse una città povera, Tarapur in India, e, nel 2015, finanziò la costruzione di una chiesa e di due centri di accoglienza, rispettivamente per donne e uomini bisognosi. La chiesa è dedicata a San Giuseppe, il falegname della sacra famiglia. Con questo gesto di pietà verso i deboli, verso chi è sfortunato Santino mostra una profonda gratitudine nei confronti di quel Dio che ha saputo riconoscere i suoi sacrifici premiandolo con un patrimonio di enorme ricchezza che Santino non custodisce avidamente, ma che generosamente condivide con chi si trova adesso nella stessa bolgia da cui ha avuto inizio il suo lungo viaggio.

Ma, come ci ricorda Dante, Santino è riuscito a “riveder le stelle” e la sua testimonianza di vita e di fede ci insegna quanto sia necessario attraversare la “selva oscura” per poter procedere nei percorsi impervi dei nostri purgatori e infine godere della luce eterna.

Anna Ciardullo Villapiana

Ecco la poesia di Anna Ciardullo Villapiana ispirata dalla storia di Santino Ricciuto.

I fiori del passato sbocciano
inviolati
sulla croce
accanto a rovi
che sembrano chiodi
trafitti nel legno.
Si intrecciano come paure ai ricordi
il vuoto delle stigmate
diventa il pozzo dei peccati inconfessati
ma la pietra non l’hai scagliata contro di me
l’hai posta come seme tra le mie mani
ed io ho costruito la tua casa
vestendo i nudi
riempiendo i piatti
accostando l’acqua alle labbra riarse
e una coperta a violare altre notti.
Non inchioderò il mio spirito al legno
saprò rinascere
nel tuo perdono.
Il male che mi attanaglia
non ha mai messo radici
nell’anima.

Anna, Stella e Gabriel: tre prof alla ricerca delle radici italiane

TORONTO – Le professoresse Anna Ciardullo Villapiana e Stella Gualtieri Paola stanno lavorando con entusiasmo e passione al progetto fra storia, cultura e poesia che si propone di raccontare, in modo nuovo, le tante vicende che hanno avuto come protagonisti, spesso silenziosi e sconosciuti, i tantissimi connazionali arrivati in Canada dal Belpaese.

Vicende che le due insegnanti conoscono bene, essendo entrambe di origine italiana e residenti in Canada.

Stella, la cui famiglia proviene da Figline Vegliaturo, in provincia di Cosenza, Calabria, è nata in Sault Ste. Marie, Ontario, e vive con suo marito a Waterloo. Insegna alla Resurrection Catholic Secondary School e per lei l’insegnamento è molto più che lavoro. È una vocazione profonda. Si impegna tantissimo ad aiutare gli studenti a scoprire se stessi attraverso qualsiasi curriculum – religione o lingue. Nella scoperta della sua Italianità, Stella si è dedicata allo studio della diaspora proprio come la sua collega e poetessa Anna Ciardullo Villapiana.

Anna, nata a Cosenza dove ha vissuto per circa trent’anni, nel 2003 si è trasferita in Canada dove, sposata, con due figli, ha iniziato la carriera di insegnante di Italiano e di interprete e dove ha potuto coltivare una passione che la accompagna fin dall’adolescenza: quella per la poesia. Qui, infatti, Villapiana ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie “Percorsi Interiori” nel 2007, seguita nel 2015 da “Frammenti di Luce” e nel 2018 da “Al di là del mare, Dialoghi DiVersi”. Stimata socia dell’AICW (Association of Italian Canadian Writers) ha partecipato a molte iniziative e svariate conferenze per la conservazione della lingua e tradizione italiane nella realtà canadese notoriamente multiculturale. È inoltre co-chair della Waterloo Chapter Committee dell’Italian Canadian Archives Project (ICAP), una rete di beneficenza fondata per connettere e coinvolgere comunità, gruppi locali, individui, esperti e istituzioni pertinenti-come archive e musei- in tutto il Canada al fine di preservare e rendere accessibile il patrimonio italocanadese.

E proprio questo suo percorso nell’Italianità l’ha portata a elaborare, insieme a Stella, con la collaborazione del professor Gabriel Niccoli dell’Università di Waterloo e membro del consiglio di amministrazione dell’ICAP, il progetto in questione che, come si era detto in precedenza, trova adesso spazio nelle pagine del Corriere Canadese: ogni settimana, dunque, il nostro giornale racconta storie di immigrazione dall’Italia, partendo da un oggetto caro a chi è partito, per scelta o necessità, spesso lasciando “pezzi” di cuore nel Belpaese ma a volte portandosene qualcuno con sé.

Da queste storie, Villapiana si è lasciata ispirare per comporre poesie, sia in Italiano che in Inglese, intense ed emozionanti, che pubblicheremo insieme ai racconti degli emigrati.

Qui sotto, il trailer del progetto, realizzato con poesie di Anna Ciardullo Villapiana, letture di Gianluca Lalli e Stella Paola e musiche di Francesco DeGregori, Gianluca Lalli e Juneyt.

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